l’intervista all’NFT artist creatore di Jonny Boy



Non solo un viaggio artistico: le opere NFT di Giovanni Motta crypto artist classe 1971, noto per il suo personaggio cartoon Jonny Boy – sono un ponte verso l’ascolto della propria anima. È così che Motta ama definirle e, allo stesso modo, realizzarle: ascoltandosi tramite un approccio introspettivo, l’artista entra in contatto con le parti più intime di sé, dando vita ad opere che sono frutto di un rapporto emozionale con il mondo e con i suoi oggetti; verso questi ultimi, in particolare, ha una forte relazione sentimentale, che alimenta ricorrendo alla propria memoria emotiva. 

Al momento uno fra i maggiori esponenti della  crypto art in Italia, lo abbiamo intervistato in occasione della sua prossima esposizione che, a Londra presso la W1 Curates dall’8 al 31 maggio 2023 e in Italia dal 2024, presenterà al pubblico il progetto digitale immersivo “LIKE TEARS IN RAIN”. 

Ciao Giovanni, partiamo da te. Come definiresti il tuo percorso artistico? 

“Il mio percorso artistico è… Particolare. In primo luogo, ha a che fare principalmente con la riscoperta del mio bambino interiore: lo cerco recuperando le mie memorie emotive, che sono collegate per lo più ad oggetti della vita quotidiana. Credo che il mio processo creativo sia piuttosto nostalgico. Usando una particolare tecnica di meditazione riesco a tornare indietro nel passato e rivivere scene, sentire profumi, suoni, persone, atmosfere… Interrompo questa prima riflessione solo quando mi sembra che le informazioni raccolte siano sufficienti: le annoto su un foglio e le trasformo in opere d’arte. Che si tratti di un dipinto o di un’opera digitale, non ho mai il problema della tela bianca. Mi basta viaggiare nel passato”. 

 

Spieghiamo meglio il rapporto emotivo che hai con gli oggetti che raffiguri.

“Per me ogni oggetto assume un significato in base alla circostanza. Prendiamo ad esempio un fermaglio. Se ti viene regalato da una persona a te cara, riguardandolo – anche dopo 20 anni – non vedrai mai un semplice fermaglio, ma il ricordo che hai riposto in quell’oggetto. È tuo e appartiene alla tua storia, quindi non è neutro: per te racchiude dei ricordi. Rappresentando nella mia arte gli oggetti ne recupero proprio questo aspetto emozionale”. 

Come artista lavori sia ad opere fisiche che NFT. Le due forme hanno un valore diverso per te? 

“No, assolutamente no. Il processo creativo è sempre lo stesso: parto dalla meditazione per arrivare all’idea. Ormai non decido più nulla razionalmente. Come artista sono a cavallo tra i due mondi, e per me scegliere il digitale o il fisico è un semplice divertimento. Decido cosa fare di volta in volta, senza che ciò condizioni il valore delle mie opere”. 

 

C’è un’estetica particolare che contamina il tuo lavoro? 

“Indubbiamente quella dei cartoni animati. Ne sono un grande appassionato perché hanno letteralmente salvato la mia infanzia, che è stato un periodo della mia vita piuttosto “robusto”. La mia famiglia non ha mai creduto nelle mie capacità, e di conseguenza ho sempre vissuto in un forte stato di frustrazione, adolescenza compresa. Ero un bambino creativo le cui abilità non venivano valorizzate e pieno”. 

Come è arrivata la svolta, allora?

“Per moltissimi anni sono stato un direttore creativo nel mondo della comunicazione. Ho sempre cercato di portare avanti la mia carriera artistica, ma lo facevo solo nella parte più stanca della giornata, e per questo non avevo grandi risultati. Poi, intorno ai 47 anni, ho deciso di mollare tutto. È stato un vero e proprio salto nel vuoto, che ho fatto nonostante la famiglia e i figli. Mi ha cambiato la vita. La scelta di buttarmi a capofitto nell’arte ha dato il via a una serie di fortunati avvenimenti. A livello energetico, è stato come inserire una chiave in una porta. È arrivata la galleria cinese, le mostre internazionali, le vendite, i collaboratori appassionati…

Poi, fra marzo e aprile 2020, ho letto un articolo in cui si parlava di NFT. C’era ancora poca letteratura a proposito, ma un amico mi ha dato un prezioso suggerimento: ‘chiedi agli Hackatao’, che ora sono i più famosi NFT artist italiani. Mi sono messo in contatto con loro, e sono stati semplicemente gentilissimi. Mi hanno spiegato tutto: il mondo crypto, come aprire MetaMask, i marketplace, come fare le application per SuperRare… Mi hanno assistito solo per il fatto che la community crypto cerca di aiutare sempre chi è appassionato. Alla fine ho fatto loro una domanda: come posso ricambiarvi? Mi hanno risposto di fare altrettanto per qualcun’altro. E così ho fatto, sostenendo altri artisti come Clapis, Laurina Paperina e Giuseppe Veneziano“. 

E i riconoscimenti? 

“Sono stati tanti. Quelli del pubblico sono arrivati quasi subito: dopo appena 4 mesi dalla mia entrata nel mondo crypto ho venduto il mio primo NFT. Sono diventato uno dei primi 100 creator su Binance e ho avuto modo di partecipare a numerose esibizioni internazionali. Ma a farsi davvero strada è stato Jonny Boy, il protagonista delle miei opere”. 

Parliamone meglio. Chi è Jonny? 

“Si tratta di un character design. Forse è un po’ inquietante: non ha gli occhi, e per questo rischia di cadere in un’estetica un po’ creepy e horror. Ma è una scelta personale. Jonny non è un vero personaggio di un cartone animato, ma un’astrazione, uno specchio da utilizzare a proprio piacimento. Vorrei che guardandolo si possa provare meraviglia, paura o stupore in base alle emozioni che si stanno vivendo in un preciso momento della vita. Il suo ruolo è quello di mettere lo spettatore in contatto con la parte più intima e innocente di sé”. 

Un po’ come un bambino interiore universalizzato…

Esatto. Avere in casa una delle mie opere significa avere l’opportunità di fermarsi per percepire se stessi, oltre il continuo stato di preoccupazione da cui l’essere umano è solitamente travolto. È una vera e propria opportunità per ascoltarsi. L’ho provata in prima persona su di me, e vorrei che anche gli altri ne beneficiassero”. 

 

E Jonny, il tuo bambino interiore, che rapporto ha con le innovazioni del Web 3? 

“Credo che emerga nel progetto “Wonder Machine”. Si tratta di 4 opere che ho interamente dedicato alla community crypto in cui Jonny è raffigurato in una fabbrica che produce bambini interiori in serie. Una delle scene, ‘Wonder Mind’, rappresenta la stanza della sua memoria. Ricorda molto le opere di Escher. Ci sono diversi Jonny che percorrono scale mobili e saltano… Per alcuni potrebbe trattarsi di opere distopiche, mentre per altri potrebbero essere fonte di stupore e meraviglia. Dipende tutto dallo stato d’animo di chi le osserva”. 

…E con il metaverso? 

“Personalmente ne sono estremamente affascinato. Ho già fatto una collaborazione con The Nemesis – ho creato un videogioco di cui puoi usare Jonny come protagonista – e sono in contatto con The Sandbox. Forse è un mondo complicato, ma l’idea di poterlo esplorare attraverso la mia arte mi fa letteralmente impazzire”. 

Uno dei progetti di cui vai più fiero? 

“Indubbiamente Metaborg, il primo fumetto NFT di un artista italiano. Qui ho affrontato il tema del confronto fisico realizzando 32 protagonisti combattenti, ognuno dei quali è un artista di spicco del mondo della crypto arte. Li ho intervistati personalmente chiedendogli quale fosse la storia della loro infanzia… Ne sono usciti racconti incredibili e duri, di artisti che hanno saputo avere una propria visione – anche molto divergente dal quotidiano – e affermarla con la propria arte”. 

 

Ti salutiamo con un’ultima domanda. Cosa avremo modo di vedere nella tua prossima esposizione a Londra? 

‘LIKE TEARS IN RAIN’ è un’esperienza digitale e immersiva: un video in piano sequenza lungo 30 metri e alto tre che ha un forte impatto sugli spettatori. Al centro dell’opera c’è Jonny che apre le braccia, circondato da oggetti. Per realizzarla mi sono ispirato ad una frase pronunciata da Roy Batty in Blade Runner. Volevo mettere in risalto la natura effimera dell’esistenza e l’importanza del preservare i momenti più significativi della nostra vita.

Credo che questa opera offra un profondo momento di meditazione sul passare del tempo; è un invito a considerare la transitorietà finale di tutte le cose e a riflettere sui misteri della mortalità umana. Ho evocato i miei ricordi d’infanzia e l’innocenza della giovinezza fondendo filosofia, arte e tecnologia. Come in tutta la mia arte, l’invito è alla meditazione e all’autoanalisi. L’obiettivo, invece, è quello di giungere alla piena consapevolezza di sé”.  

 





Fonte: https://it.cointelegraph.com/news/giovanni-motta-lintervista-allnft-artist-creatore-di-jonny-boy

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