Incontro a Milano sull’iniziativa a Kiev (Ucraina) per la celebrazione della Giornata dell’Europa

“Se c’è una cosa che unisce tutte le persone che abbiamo incontrato a Kyiv, è la richiesta di raccontare quello che abbiamo visto. Una richiesta arrivata dal sindaco di Kyiv, dai politici, ma anche dalle persone comuni, come un signore anziano che abbiamo incontrato per caso alla periferia della città, l’8 maggio, mentre visitavamo un punto in cui, il 25 aprile, un missile russo aveva ucciso 10-12 persone”. Così Gianmaria Radice, consigliere comunale dei Riformisti (Italia Viva) a Milano, intervenendo lunedì sera all’incontro a Palazzo Marino con cui è stata ripercorsa, a un mese di distanza, l’iniziativa di celebrare la Giornata dell’Europa (9 maggio) nella capitale dell’Ucraina.
L’Iniziativa era stata promossa da Europa Radicale e vi avevano aderito decine di persone da varie zone d’Italia. Da Milano, in particolare, Elena Buscemi, presidente del consiglio comunale in rappresentanza del Comune, il già citato Gianmaria Radice e il senatore di Italia Viva Ivan Scalfarotto. E poi l’attivista di origine russa Maria Mikaelyan e la scrittrice Elena Kostioukovitch, docente in Statale e traduttrice di Alessandro Manzoni e Umberto Eco in lingua russa.
Una guerra che riguarda l’Europa
“Celebrare la Giornata dell’Europa a Kyiv significa innanzitutto ribadire la nostra vicinanza e solidarietà al popolo ucraino e sottolineare ancora una volta che questa guerra e questi morti non riguardano soltanto l’Ucraina, ma l’Europa, tutti noi. Riguardano la democrazia e i diritti”, ha detto in apertura Elena Buscemi: “La nostra deve essere una posizione ferma. L’iniziativa è anche un voler opporsi alle menzogne della propaganda di Putin, al tentativo di manipolazione dell’opinione pubblica”.
Per Ivan Scalfarotto, “l’Ucraina il confine tra due mondi. Da un lato l’Europa, unico spazio dove vige ancora lo stato di diritto, la libertà di dissentire. Dall’altro le autocrazie. Anche il nostro processo democratico è sotto attacco, e chi inquina le acque è lo stesso Putin che bombarda Kyiv”. Ancora Gianmaria Radice, che in Ucraina non era mai stato, ha raccontato la sensazione di avere due occhi opposti: “Un occhio vedeva una città perfettamente ordinata, pulita, un fiume bellissimo tanto verde, marciapiedi puliti”, ma l’altro occhio “sentiva, vedeva, aveva gli allarmi e sapeva che c’erano i rifugi, vedeva soldati, i sacchetti di sabbia, i memoriali con i rottami dei tank russi”.
La democrazia non è sospesa
Un’apparente contraddizione spiegata dal sindaco Vitali Klitschko, ex pugile che guida da anni la capitale. “Dò già il 30% del mio bilancio cittadino alla difesa”, ha detto il primo cittadino durante l’incontro ristretto con Buscemi, Radice e il senatore di Italia Viva Ivan Scalfarotto: “Qualcuno mi accusa di spendere troppi soldi per la città, ma io la città la voglio perfetta, e il resto lo spendo per i cittadini a costo di farmi attaccare anche dal governo”.
Già, perché in Ucraina, sebbene si senta spesso dire il contrario, “la democrazia non è sospesa. Il parlamento lavora e ci sono manifestazioni a Maidan di qualcuno che si lamenta di qualcosa. L’idea che in Ucraina non ci sia democrazia è una fake tremenda che purtroppo la gente assorbe”, ha detto Gianmaria Radice, “ma noi abbiamo respirato tanta libertà e tanta voglia di parlare”.
Voglia di non diventare schiavi
Per la scrittrice Elena Kostioukovitch, originaria proprio di Kyiv e russofona perché “tutta la politica culturale sovietica opprimeva la cultura e la lingua ucraina”, l’iniziativa è stata anche l’occasione per incontrare molti amici dei tempi scolastici. “I miei amici mi hanno riconfermato la ragione per cui lottano così: la voglia di non diventare schiavi. Non è tanto questione di territori, non è il fattore politico, ma è proprio la voglia di non essere schiavizzati”.
L’attivista di origine russa Maria Mikaelyan, già candidata nel 2024 alle elezioni europee nella lista Stati Uniti d’Europa, ha simbolicamente indossato una t-shirt ucraina durante il suo intervento, e ha ammesso i suoi dubbi prima della partenza: “Avevo paura di vedere con i miei occhi ciò che i russi stanno facendo agli ucraini, ma era giusto farlo. Non mi sento colpevole perché la colpa è individuale, ma responsabile sì”.
Putin criminale di guerra da 25 anni
Igor Boni, coordinatore di Europa Radicale, ha ripercorso l’iniziativa a partire dall’idea, simile a quella del 2023 quando i radicali andarono a Kyiv per celebrare la Liberazione italiana dal nazifascismo. “Come radicali, da 25 anni ci occupiamo delle malefatte di Putin: Grozny, Georgia, Aleppo, l’occupazione illegale della Crimea. Noi crediamo che dalla resistenza ucraina passa il futuro democratico, lo Stato di diritto, la libertà non solo degli ucraini ma di ciascuno di noi, e passa la capacità dell’Europa di crescere e rinascere. Per questo per noi il cuore dell’Europa non è Parigi o Berlino ma Kyiv. Da questo l’idea di una manifestazione di cittadini europei in un teatro di guerra”.
Una manifestazione che ha avuto “uno scatto in più”, ha proseguito Igor Boni, “con la presenza di Buscemi, Scalfarotto e Radice, perché noi volevamo spogliarci della promozione dell’iniziativa. Nel gruppo c’erano anche altri consiglieri comunali di varie città italiane, ma Buscemi è venuta in rappresentanza ufficiale del Comune di Milano e questo ha fatto fare un passo in più all’iniziativa”. E, se nei tre giorni di permanenza gli allarmi non sono mai suonati perché c’era una tregua in corso, “dal 1° al 9 giugno”, ha raccontato Boni, “a Kyiv l’allarme ha suonato 15 volte, a Sumy 64 volte. È la realtà di un Paese sottoposto a un attacco criminale, da un criminale di guerra che noi aspettiamo all’Aja per essere processato con tutta la catena di comando”.
Resistenza anche con la vita quotidiana e il lavoro
“Abbiamo vissuto, anche se pochi giorni, a contatto con chi fa la resistenza, non solo con le armi ma con la preparazione di droni e kit medici, con la pulizia delle strade, con il lavoro del tassista, con chi va a scuola e con chi porta i bambini a scuola”, ha concluso Igor Boni: “Rispetto alle idee diverse che possiamo avere, c’è una priorità: quella di mantenere la libertà in Europa, che sarà sgangherata e burocratizzata ma è l’unico posto dove noi abbiamo i diritti garantiti a questo livello. L’Europa deve proteggere sé stessa, anzitutto proteggendo l’Ucraina. Dove da una parte c’è un occhio che vede la distruzione e la guerra, dall’altro una città e un Paese che vogliono mantenere la propria normalità, dove tutto è informatizzato e c’è un avanzamento tecnologico, spinto anche dalle questioni belliche, immensamente avanzato”.
Fonte: https://www.milanotoday.it/politica/manifestazione-europa-kiev-radicali-guerra-ucraina.html