“La ‘ndrangheta non c’entra, era un padre e un marito”



Una vittima prima ancora che figlio e nipote di ‘ndranghetisti. La famiglia di Antonio Bellocco, il 36enne ucciso mercoledì mattina a Cernusco dal capo ultras dell’Inter, Andrea Beretta, ha espresso “la propria amarezza, unita al forte dolore, circa il costante riferimento da parte dei media al vincolo di parentela della vittima con soggetti in passato condannati per associazione mafiosa” con una nota diramata sabato attraverso il proprio legale di fiducia, l’avvocato Giacomo Iaria, del foro di Reggio Calabria.

“Potrebbe proseguire la faida”

Proprio sabato il gip di Milano  Lorenza Pasquinelli ha convalidato il fermo e disposto il carcere per Beretta che è accusato di omicidio aggravato, perché era sottoposto alla misura della sorveglianza speciale, e detenzione illegale di arma da fuoco. Per il giudice il carcere è la sola misura idonea dati i gravi indizi di colpevolezza e la gravità del fatto e per consentire alle indagini di chiarire il contesto della vicenda e il movente ancora tutti da accertare. Anche perché “Berro” “potrebbe proseguire la faida”, secondo il giudice.

“Antonio era un giovane calabrese, padre di due figli che, dopo aver pagato il proprio debito con la giustizia aveva deciso di dare una svolta concreta alla propria vita trasferendosi a Milano dove, in regime di libertà vigilata, conduceva una vita nel pieno rispetto delle regole civili”, hanno continuato i familiari ricordando che Totò si era trasferito a Pioltello dopo aver scontato 9 anni di carcere. 

La nota della famiglia Bellocco

“Ciò che è accaduto, non può, allo stato, essere in alcun modo ricondotto a contesti di criminalità organizzata e citare, come più volte accaduto, i genitori, entrambi detenuti al 41 bis (uno dei quali morto in carcere), non evidenzia appieno il lato tragico della vicenda spostando l’attenzione mediatica sui trascorsi giudiziari della vittima e non sulla progressione della condotta criminale appartenente a un soggetto già gravato di provvedimenti disciplinari penali a causa del proprio comportamento al di fuori dei contesti di legalità”, ha proseguito il legale.

La madre della vittima, Aurora Spanò, e i fratelli “si affidano all’iter giudiziario – ha chiarito l’avvocato Iaria – che seguirà a tale grave fatto delittuoso, confidando nell’operato della magistratura e attivandosi attraverso tutti gli strumenti legali consentiti per tutelare la figura di un giovane al quale, per ragioni oggi sconosciute o non definitivamente accertate, è stato sottratto per sempre il suo ruolo di padre e marito del suo nuovo nucleo familiare”. 

Il “film” dell’omicidio

Il movente dell’omicidio, in effetti, non è ancora chiaro, ma una prima indicazione l’ha fornita lo stesso killer reo confesso. Sembra, stando a quanto filtrato, che da qualche tempo Bellocco si fosse interessato agli affari della curva Nord nerazzurra, arrivando a ricoprire un ruolo di peso. Proprio da lì sarebbero nate frizioni con Beretta, che al vertice della Nord era arrivato dopo la morte di Vittorio Boiocchi, ucciso sotto casa sua due anni fa da killer ancora ignoti. “Berro” nei giorni scorsi avrebbe scoperto che Bellocco aveva emesso una condanna a morte nei suoi confronti e così avrebbe deciso di entrare per primo in azione. 

 



Fonte: https://www.milanotoday.it/cronaca/omicidio/bellocco-beretta-famiglia-ndrangheta.html

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