le città invisibili – open studio and art exhibition
Courtesy of Litostudio
Le Città Invisibili
20/12/2024
Open Studio + Art Exhibition
curated by ApuA
Featuring:
Martina Zito
@zito.martina
Francesca Trinchero
@trincheruz
Elisa Ceneri
@elisa_ceneri
Celeste Luna Sala
@celestelunasala
Durante l’open studio, sarà visitabile la mostra Le città invisibili, curata dal duo ApuA. Lo spazio, associazione culturale che accoglie le più disparate realtà, apre le sue porte al pubblico, rendendo possibile l’esplorazione delle ricerche dei giovani artisti. La mostra collettiva ospitata in questo giorno si sviluppa intorno all’idea di quattro città ispirate dal libro di Calvino, Le Città Invisibili, facendo dialogare tra loro le opere di quattro artiste: Elisa Ceneri, Celeste Luna Sala, Francesca Trinchero e Martina Zito. Le artiste presenteranno quattro opere inedite che riflettono sul concetto poetico di verticale, inserito all’interno del contesto dell’ex scalo di Porta Romana, zona adiacente a Litostudio, dove, per via delle prossime Olimpiadi Invernali, è stato messo in atto un processo di riqualificazione urbana. Riflettendo sull’idea di verticalità, con un approccio poetico, le artiste si ispirano alle città del desiderio, del segno, della memoria e del cielo, tramite opere installative e cartacee, che danno vita a visioni oniriche, rappresentanti le problematiche della società contemporanea.
Elisa Ceneri (Sarzana, 2000)
Elisa Ceneri si è laureata alla Triennale di Arti Visive presso la NABA di Milano, attualmente sta ultimando gli studi magistrali dell’indirizzo Arti Visive e Studi Curatoriali presso la medesima istituzione. La sua ricerca verte sull’utilizzo di un approccio giocoso e installativo, mantenendo comunque un’estetica asciutta basata su un sarcasmo poetico, che in alcune opere sfocia in un taglio concettuale, come nella creazione del Regno di Ceneria, una micronazione indipendente istituita dall’artista nella sua casa d’origine, nato dalla necessità di costruire uno spazio di fantasia, creatività e spensieratezza. All’artista, inoltre, interessa il ruolo del linguaggio e della semiologia, riscontrabile nel lavoro Manuale delle Bandiere (2021) e Presenti (2021), dove Ceneri elabora un libro d’artista in cui crea un alfabeto costituito da forme e colori per veicolare messaggi che poi saranno sventolati con le bandiere. Negli ultimi lavori si è definito maggiormente l’aspetto scenografico della sua opera, creando ambientazioni e costumi di dimensioni reali (Guardiamo le stelle come le sirene, 2024, Che si sia cornacchie o uomini, 2023), che fanno entrare lo spettatore in una dimensione teatrale di finzione della realtà.
Celeste Luna Sala (Lecco, 2003)
Celeste Luna Sala frequenta il terzo anno di Pittura all’Accademia di Belle Arti di Brera. L’artista ha sviluppato un linguaggio ispirato dalle forme naturali, prende la sagoma di cortecce, sassi, foglie e poi le trasferisce su carta, tramite l’uso del frottage. Questo processo si è evoluto, partendo dall’interesse verso la sperimentazione dei materiali usati, che proprio nella loro processualità e performatività trovano la loro forza espressiva. Nell’opera Roquenval (2023), dà vita ad un rito dove genera segno e interseca linguaggi, accompagnata dalla lettura di Roquenval: cronaca di un castello di Nina Berberova. Sala usa le pietre precedentemente immerse nella grafite, su sei fogli di grandi dimensioni, tracciando dei segni, scrivendo, e infine scagliandole contro ai supporti. Nonostante quest’ultimo atto risulti aggressivo, l’effetto finale è di una resa formale potente, ma leggera. Nelle sue opere si impegna a creare un rapporto tra umano e natura, partendo dall’ immedesimarsi in forme naturali molto semplici, come sassi e rami, provenienti da luoghi a lei familiari, presi per significare il rapporto di interdipendenza con il creato, per ricollegandosi alle proprie radici .
Francesca Trinchero (Moncalieri (TO), 2001)
Francesca Trinchero si è laureata con lode e menzione d’onore nel Triennio di Pittura presso l’Accademia di Belle Arti di Brera, dove ora ha intrapreso il Biennio di Pittura. Nelle sue opere, come un’alchimista, crea significato nelle proprietà caratterizzanti di ogni materiale, attraverso la loro sperimentazione. La stratificazione è la pratica chiave che consente all’artista di far emergere la processualità, la sovrapposizione di tracce che danno forma all’immagine. Ciò si riscontra nell’uso che Trinchero fa della cera, materiale continuamente riscaldabile e dunque mutabile, perfetto per creare più livelli ed evidenziare le varie fasi del lavoro. L’artista si ispira spesso a immagini paesaggistiche di campi e canneti, che cattura tramite l’utilizzo del photo transfer e della colla vinilica, in questo modo Trinchero riesce a restituire la resa corporea delle immagini, arricchendole di un’opacità che richiama il ricordo. Questa lunga procedura permette di estrapolare l’oggetto dalla sua fisicità, scomporlo per poi reinserirlo in modo decontestualizzato. E’ l’accumulazione di tracce che dà forma all’opera. Quello che ne emerge è un’immagine residuo con un carattere aggressivo, i materiali modificati, grezzi, passaggi chimici, artificiosi in opposizione alla delicatezza delle composizioni, la superficialità della luce e la natura del referente. Il corpo finale dell’opera acquisisce nuovo significato, una nuova identità, una nuova formalità, grazie a questi segni che lo hanno trasformato.
Martina Zito (Rho, 2002)
Martina Zito vive a Pogliano Milanese (MI) e frequenta il Biennio di Scultura presso l’Accademia di Belle Arti di Brera. Il suo processo artistico, che include vari medium, come video, installazione e performance, parte sempre da una sua esperienza personale e corporea, attraverso un processo di ricerca e analisi, questa dà vita a un’opera che si fa portavoce di una rivalutazione identitaria. Zito vivendo in una realtà provinciale dell’hinterland milanese, ha sviluppato una pratica visuale volta a indagarne gli aspetti più curiosi, con l’intento di restituire autenticità al contesto in cui vive. Ne è l’esempio Inseguire una transumanza (2023), opera composta da due video proiettati l’uno accanto all’altro e incentrata sul fenomeno della transumanza di un gregge di pecore. Questo fenomeno, molto diffuso nelle zone rurali italiane, ma non immaginabile nei dintorni di una metropoli come Milano, crea un effetto di spaesamento bucolico. Oltre a filmare il gregge, producendo una sorta di documentario visibile nel primo schermo, l’artista ha intrapreso una ricerca scientifica su questi animali, con l’obbiettivo di profilarne i comportamenti. Una volta capite le dinamiche del gruppo, l’autrice ha ingaggiato delle performers che hanno messo in scena questi atteggiamenti e le ha filmate, producendo il video che è visibile nel secondo schermo. Per la performance Questa gonna è per due (2024), in collaborazione con Matilde Sbrozi, le artiste realizzano, tramite la cucitura di scampoli di tessuto bianco, una gonna di 750 cm di diametro, con due fori, in modo da essere indossata da due persone. Questa viene poi indossata durante una performance, in cui, una volta indossato il vestito, le due sono portate a sperimentare la coabitazione intima dei loro movimenti.
@ LITO STUDIO
Via Ripamonti 110 _ MI
Fonte: https://www.milanotoday.it/eventi/le-citta-invisibili-open-studio-and-art-exhibition.html