A Shanghai è rivolta contro il regime, la polizia cerca di disperdere la folla


L’incrocio tra le strade Anfu Road e Urumqi Road, nel cuore di Shanghai, è l’epicentro di una vera e propria rivolta che sta scuotendo la Cina e che rischia di minacciare la tenuta del Partito comunista a poco più di un mese dal Congresso che ha conferito un terzo, storico mandato da segretario generale al presidente Xi Jinping.

Dopo le manifestazioni di ieri sera sono riprese questa mattina le proteste contro le draconiane misure anti-Covid decise dalle autorità cinesi per fermare la pandemia, in un momento in cui i contagi sono ai massimi storici. I dimostranti intonano l’inno nazionale, scandiscono le parole “Vogliamo la libertà”, ma si spingono anche a chiedere le dimissioni del presidente Xi. I video che circolano a decine sui social network mostrano anche l’arrivo sul posto di decine di mezzi della polizia in assetto anti-sommossa e l’arresto di un numero imprecisato di manifestanti. Scene che in Cina non si vedevano dai tempi della repressione dei moti democratici di piazza Tienanmen nel 1989.

Secondo quanto si apprende dalle testimonianze sul posto, la polizia si sta raccogliendo all’incrocio tra Anfu Road e Wuzhong Road nel tentativo di disperdere la folla. Da ieri sera le proteste sono in corso anche a Pechino, a Nanchino e a Canton. Nella capitale questa mattina si sono mobilitati gli studenti dell’Università Tsinghua, l’ateneo che da decenni forma la classe dirigente del Paese. Ieri sera era stata la volta della vicina Università di Pechno. La scintilla è stato l’incendio (forse causato da un guasto elettrico) nel quale giovedì 24 novembre hanno perso la vita dieci persone costrette forzosamente all’isolamento all’interno di un complesso residenziale di Urumqi, capitale dello Xinjiang, la provincia più occidentale della Cina, abitata da una maggioranza musulmana e turcofona e ben nota alle cronache internazionali per i presunti abusi dei diritti umani perpetrati dal regime nei confronti della comunità locale.

L’episodio, dai contorni ancora poco chiari, ha sollevato polemiche anche sui social media e poche ore dopo le autorità di Urumqi hanno diramato un raro comunicato di scuse, nel quale hanno promesso di punire chiunque non abbia fatto il proprio dovere. Questo, tuttavia, non è bastato a scoraggiare i residenti che venerdì sera sono scesi in strada, la maggior parte con il volto coperto da mascherine, intonando cori e rompendo una barriera protettiva eretta dalle forze di sicurezza. Le proteste di Urumqi hanno indotto le autorità dello Xinjiang ha dichiarare terminata l’emergenza Covid, un annuncio accolto con scetticismo e sarcasmo sui social network e che sembra aver incoraggiato nuove proteste in altre città del Paese. Non è facile, tuttavia, avere un quadro chiaro delle dimensioni della rivolta, in ragione della censura applicata dalle autorità cinesi ai media locali e delle restrizioni ai servizi Internet, che potrebbero essere irrigidite in queste ore.

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Fonte: https://www.agenzianova.com/news/a-shanghai-e-rivolta-contro-il-regime-la-polizia-cerca-di-disperdere-la-folla-video/

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