«Ancora Litfiba? Sarebbe accanimento terapeutico»- Corriere.it


di Andrea Laffranchi

Il rocker torna con «Musica libera», brano reggae con Alborosie. «Ghigo un conservatore, io rivoluzionario. meglio sbagliare da solo»

Piero Pelù ha messo definitivamente in archivio i Litfiba, band che negli anni 80 fu pioniera nel dimostrare che il rock si poteva fare anche in italiano. Dopo il tour d’addio con Ghigo Renzulli, ha ripreso in mano la carriera solista e venerdì ha pubblicato «Musica libera» con Alborosie, star mondiale del reggae.

Il reggae non è il suo pane…

«Una ripartenza fuori dagli schemi: non è rock, non è pop, non è una ballad. Il reggae è un genere che amo, nell’89 andai in Giamaica per scoprire un nascente raggamuffin, ma che in carriera ho solo sfiorato. Albo è un cervello musicale in fuga. È dovuto emigrare perché l’Italia non gli attribuiva ciò che meritava ed ora è una star mondiale del reggae. L’Italia è un paese duro con i suoi figli migliori».

I Litfiba degli esordi ebbero successo in Francia. Il motivo era lo stesso?

«La Trilogia del potere ebbe più successo lì che da noi. Stavo più a Parigi che a Firenze perché non mi sono mai piaciuti gli ambienti provinciali in cui si vive di invidie… Per noi fu salvifico, ci fece mettere il turbo».

Con la reunion per i 40 anni il motore Litfiba si è inceppato. Occasione persa?

«Ci si può provare in tutti i modi ma quando le teste sono troppo lontane è inutile l’accanimento terapeutico. Sono per la dolce fine e questo è stato: non come nel ‘99 che fu terribile e triste. È la fine della storia più importante della mia vita, e mi sono tatuato Litfiba dal fegato alla milza».

Divergenze artistiche o personali con Ghigo?

«Nonostante abbia superato i 60 anni rimango uno spirito rivoluzionario e non mi voglio fermare nello sperimentare. Negli anni 80-90 eravamo sintonizzati su questo, poi non più… Con la reunion ho provato a riportare quello spirito, ma ho trovato in lui un conservatore di ciò che è stato e non può più tornare…».

Oltre il rivoluzionario, il 7 luglio parte un tour che ha chiamato «Estremo».

«Si capirà come intendo oggi la musica che ho fatto in questi 43 anni. Riarrangiamenti estremi con i Bandidos e l’aggiunta di elettronica grazie ai synth di Voodoo. Preferisco sbagliare da solo».

Sarà al Primo Maggio: nel 1993 srotolò un preservativo sul microfono…

«All’epoca nei club europei vedevo distribuire preservativi gratis per prevenire l’Aids. In Italia era tabù parlarne, Wojtyla aveva fatto discorsi arretrati: ero indignato. Vincenzone (Mollica che lo intervistava ndr) si trovò in un momento particolare…».

Fedez ha parlato di censura preventiva nel 2021, che farà se le chiederanno prima i testi di quello che dirà?

«Hanno già chiesto “cosa dirà Pelù?”. “Musica libera” parla di fratellanza, per il resto non so. Tutto si evolve, ogni giorno vedo cose pazzesche e mi immagino già cosa sentiremo il 25 aprile. Potrei salire sul palco con la foto di Mattarella, di cui ho grande rispetto, sulla tshirt, magari con la spilla punk come fecero i Sex Pistols con la regina».

Il Concertone dei sindacati ha perso valore sociale dice Capossela. Nel 2018 ci fu polemica per Sfera Ebbasta che sfoggiò 2 Rolex…

«Erano cinesi (ride ndr). È giusto che il Concertone si apra ai nuovi linguaggi della musica, ma sarebbe bello che chi partecipa si ricordasse di cosa parla il Primo Maggio. Altrimenti diventa una festa come Capodanno o Ferragosto. Il tema dei diritti del lavoro è centrale: non si può dimenticare chi muore sul lavoro o chi fa lo schiavo per la raccolta dei pomodori».

Tra gli autori di «Musica libera» c’è anche Stefano Massini, uomo di teatro. Come è nata la collaborazione?

«Ci siamo conosciuti in pandemia perché lui ha utilizzato il mio studio di Sesto Fiorentino. Siamo diventati amici, ho scritto le musiche del suo spettacolo Bunker Kiev e gli ho proposto di scrivere con me il testo di questo brano. All’inizio era un testo più esplicitamente sulla guerra, poi lo abbiamo rivisto perché non volevamo sottolineare troppo una situazione che fra Ucraina e Sudan è esplosiva. Abbiamo cercato gli aspetti positivi del momento di crisi che stiamo vivendo».

«Noi come voi, voi come noi» recita il testo. In questo momento di divisione non sembra…

«Non è – volutamente – una canzone politica. La condivisione costruttiva, non quella di interessi o social, è come questa canzone fatta da un cantante rock e uno reggae: è qualcosa di rivoluzionario ma è possibile».

23 aprile 2023 (modifica il 23 aprile 2023 | 06:55)



Fonte: https://www.corriere.it/spettacoli/23_aprile_23/pelu-mai-piu-litfiba-torno-solo-2923902a-e137-11ed-bdd6-81589fd3a237.shtml

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