«Basta screditare il mondo della cooperazione»- Corriere.it


di Silvia Stilli*

Lo scandalo «Qatargate» rischia ancora una volta di gettare fango su tutto il mondo delle Osc, le organizzazioni della società civile: «Dobbiamo avere il coraggio di agire con forme di autotutela legale della nostra dignità, che troppo spesso viene messa in discussione o screditata»

La memoria «buona» sembra non avere la forza di resistere alla parte peggiore del pensiero umano. Non me ne farò mai una ragione. Le ong, queste maledette: si passa dall’accusa di essere soggetto facilitatore (il mitico pull factor) per chi traffica in vite umane nel Mediterraneo, ad agente di riciclaggio del denaro «sporco» , in questo caso nella vicenda legata alla corruzione del mondo politico europeo del cosiddetto «Qatargate». ONG è una definizione internazionale, che personalmente ho sempre considerato troppo generalista; è una sigla riconoscibile che indica le organizzazioni che non sono emanazione di un governo e rivendicano la propria autonomia. Punto e basta. In Italia, per esempio, l’AICS, Agenzia Italiana della Cooperazione Internazionale, correttamente le definisce OSC, Organizzazioni della Società Civile. La storia del mondo non profit della solidarietà e cooperazione internazionale ci parla di tante realtà di Osc della cooperazione Internazionale: nate nelle parrocchie o nel mondo solidale associativo e cooperativo, nell’ambiente universitario o sindacale, legate alle comunità territoriali e con una capacità di coinvolgimento nelle proprie attività di giovani volontarie e volontari, gruppi di famiglie, anche adottive, cittadine e cittadini, insegnanti, medici, attiviste e attivisti sul tema della pace, dei diritti globali e dell’ambiente.

Le Ong/Osc fanno parte della famiglia del Terzo Settore italiano, dove si trovano da tempo a proprio agio. Durante la pandemia hanno potuto mettere a disposizione un’esperienza e una competenza acquisite nelle aree di conflitto ed emergenza nel mondo, nella sanità, nel sociale e nell’educazione. Nonostante questo, le ong ciclicamente sono bersaglio di campagne di criminalizzazione da parte di alcuni media e dal giornalismo scandalistico. Il punto di attacco fino ad oggi è stato sostanzialmente quello del maledetto vizio umanitario di andare a soccorrere i migranti dei barconi nel Mediterraneo: taxi del mare e anche «pirati», questi i migliori complimenti ricevuti.

In Ucraina, come sempre nelle situazioni di guerra, giornaliste e giornalisti, sia free lance che di testate importanti, hanno realizzato i reportage anche grazie alla presenza delle Ong. Perché non viene dato risalto a questo aspetto positivo? Il mondo non governativo, presente in aree di crisi e conflitto, nelle comunità e tra la gente vittima di povertà e malattie, violenze e discriminazioni, è testimone di ingiustizie sociali, dello sfruttamento incontrollato del Pianeta e dell’attacco alle libertà: da testimone consapevole denuncia le cause e mostra le conseguenze delle disuguaglianze globali. Nel chiedere un cambiamento di direzione per salvaguardare la vita del Pianeta e di chi lo abita, le Ong non dicono parole differenti da papa Francesco.

Lo scandalo «Qatargate» è servito a quella stampa che cerca lo scandalo per chiamare al banco degli accusati ancora una volta genericamente le Ong, stavolta come trafficanti di denaro«sporco» . Un ex-europarlamentare ha promosso in Belgio la nascita di un’organizzazione privata, che si è occupata di organizzare eventi ed attività di lobbing ed advocacy sui diritti umani, dei cui board o comitati scientifici hanno fatto parte anche altre figure politiche ed importanti esponenti di governo e parlamento europeo. Quell’organizzazione in realtà è servita come cassa sicura del denaro che le persone accusate di corruzione hanno ricevuto per influenzare decisori politici sul tema proprio del rispetto dei diritti umani in alcuni Paesi. Questa organizzazione non è un’OSC di solidarietà e cooperazione internazionale. AOI, la Rete Associativa di cui sono Portavoce, nel 2015 ha scelto di rappresentare il mondo più ampio dell’umanitario e del volontariato internazionale, al di là delle Ong tradizionalmente intese. Non ha mai negato di essere una rappresentanza complessiva del mondo non governativo, delle Ong. Le denigrazioni e le accuse di cui stiamo parlando non si affrontano cambiando nome e modificando le generalità, di cui si deve essere fortemente orgogliosi. Bisogna costruire una narrazione continua e diffusa di quello che facciamo, delle trasformazioni di cui siamo agenti responsabili, di come le nostre azioni umanitarie e di cooperazione contrastino la povertà e le disuguaglianze e tutelino i diritti umani. Dobbiamo scrivere un racconto collettivo che valorizzi il percorso di tutte le OSC anche nelle loro differenze, in un patto con la stampa e i media autorevoli e responsabili, per salvaguardare la memoria «buona». Però dobbiamo anche avere il coraggio di agire con forme di autotutela legale della nostra dignità, che troppo spesso viene messa in discussione o screditata. *Portavoce AOI-Associazione delle organizzazioni italiane di cooperazione e solidarietà internazionale

16 dicembre 2022 (modifica il 16 dicembre 2022 | 23:53)



Fonte: https://www.corriere.it/buone-notizie/22_dicembre_16/analisi-aoi-basta-screditare-mondo-cooperazione-b7d58202-7d54-11ed-93d0-fd9373385b22.shtml

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