Blinken torna in Medio Oriente ed esorta i leader arabi ad esercitare pressioni su Hamas


Il segretario di Stato Usa, Antony Blinken, ha dato il via oggi dall’Egitto all’ottava visita in Medio Oriente dal 7 ottobre a oggi, ovvero da quando il movimento islamista palestinese Hamas ha compiuto un attacco in Israele, a cui è seguita un’operazione militare israeliana nella Striscia di Gaza, tuttora in corso. Gli Stati Uniti e, in particolare, Blinken hanno condotto un’intensa attività diplomatica, proprio insieme a Egitto e Qatar, per fare in modo che Israele e Hamas trovino un’intesa per il rilascio degli ostaggi e per il cessate il fuoco a Gaza, nel tentativo di alleviare la crisi umanitaria nella Striscia. Dal Cairo, Blinken ha esortato i leader regionali a esercitare pressioni su Hamas per far in modo che accetti l’accordo di cessate il fuoco. Dopo l’Egitto, Blinken si è recato in Israele per incontrare il primo ministro Benjamin Netanyahu. La visita del capo della diplomazia Usa in Israele giunge in una giornata segnata dall’uscita dal governo d’emergenza del leader del partito centrista Unità nazionale, Benny Gantz, e dal voto in parlamento in prima lettura del progetto di legge per agevolare l’esenzione degli ebrei ultra-ortodossi dal servizio militare.

Il segretario di Stato statunitense, Antony Blinken, ha chiesto ai leader della regione di fare pressioni sul movimento islamista palestinese Hamas affinché risponda positivamente alla proposta di cessate il fuoco nella Striscia di Gaza. Lo ha fatto sapere lo stesso capo della diplomazia Usa ai giornalisti dal Cairo, dopo aver incontrato il presidente egiziano, Abdel Fattah al Sisi. Dopo la tappa in Egitto, Blinken si recherà anche in Giordania – dove martedì è prevista una conferenza sul sostegno umanitario a Gaza – e Qatar. “Credo fermamente che la stragrande maggioranza” di israeliani e palestinesi “voglia credere in un futuro” in cui i due popoli “vivano in pace e sicurezza”, ha aggiunto il capo della diplomazia Usa. Domani il segretario di Stato Usa incontrerà il presidente israeliano, Isaac Herzog, il capo dell’opposizione, Yair Lapid, e il leader del partito centrista Unità Nazionale, Benny Gantz.

Sul terreno, proseguono le operazioni delle Forze di difesa israeliane (Idf) a Gaza dove almeno 37.124 persone sono morte e 84.712 sono rimaste ferite dallo scorso 7 ottobre. Nella Striscia di Gaza le Idf hanno scoperto nuovi depositi di armi e infrastrutture utilizzate dai gruppi armati presenti. Sul fronte settentrionale, al confine con il Libano, non si placano le tensioni con il movimento sciita libanese Hezbollah. Le Idf hanno confermato l’abbattimento di un drone da parte di un missile terra-aria in Libano. Lo riferiscono su X le Idf, aggiungendo che il velivolo senza pilota si è schiantato al suolo in Libano. In precedenza, i media libanesi avevano riferito che un drone israeliano era stato colpito dal movimento sciita libanese Hezbollah sopra Rihan, nel Libano meridionale. E’ la quinta volta dall’8 ottobre che un drone israeliano viene abbattuto da Hezbollah.

All’indomani dall’uscita dal governo d’emergenza del leader del partito centrista Unità Nazionale Benny Gantz, l’esecutivo del primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, potrebbe dover gestire divergenze interne alla sua stessa maggioranza, che finora vanta 64 seggi su 120 in parlamento. Questa sera è previsto il voto della legge che punta ad abbassare a 21 anni, rispetto agli attuali 26, l’età di esenzione dal servizio militare per gli studenti delle scuole religiose, nel tentativo di aumentare il loro tasso di arruolamento nel lungo termine. Secondo alcuni media israeliani, il ministro della Difesa, Yoav Gallant, esponente del Likud di Netanyahu, potrebbe votare contro la legge. “Le Forze di difesa israeliane hanno bisogno di più militari”, ma la legge così com’è non garantisce il risultato, ha detto Gallant, secondo quanto riferisce il sito internet del quotidiano israeliano “Yedioth Ahronoth”. L’eventuale voto contrario di Gallant al voto di questa sera potrebbe spianare la strada alla mozione di sfiducia presentata lo scorso maggio dal partito del leader centrista Gantz. Al momento non è stata fissata una data per votare la mozione, ma l’opposizione allo stato attuale non ha i numeri (54 seggi su 120 in parlamento) per far passare la decisione.

Il governo israeliano “sta abbandonando i militari delle forze di difesa (Idf) nel pieno della battaglia a favore di una politica meschina, egoista, codarda e cinica”, ha dichiarato il leader dell’opposizione, Yair Lapid, a poche ore dal voto in parlamento per abbassare a 21 anni l’età di esenzione dal servizio militare per gli studenti delle scuole religiose. Lapid ha accusato il governo del primo ministro Benjamin Netanyahu di abbandonare i militari approvando un progetto di legge “sull’evasione” dal servizio militare in nome degli ultra-ortodossi. “Che non ci dicano mai più che hanno dei principi. Il loro unico principio è evadere e vivere a spese degli altri”, ha aggiunto. Commentando gli incontri di Netanyahu con gli ostaggi liberati sabato 8 giugno, Lapid ha affermato: “Ogni madre sa che questo premier quando ci sono successi nelle operazioni corre a scattare foto in un ospedale come un influencer di Instagram, ma è il primo ad abbandonare i militari quando serve il suo interesse politico”. A proposito delle dimissioni dal governo d’emergenza del leader centrista Benny Gantz, Lapid ha affermato che intende lavorare insieme per rovesciare il governo.

Contrario al progetto di legge anche il partito arabo Hadash-Ta’al di Ayman Odeh, che “non darà una mano al proseguimento del lavoro del governo Netanyahu” votando a favore della legge. Durante una riunione settimanale del partito in parlamento, Odeh ha affermato di essere contrario al servizio di leva obbligatorio e di essere a favore della pace. Il deputato ha sottolineato che è imperativo fare il possibile per rovesciare un governo che “ha commesso crimini contro l’umanità a Gaza e ha ucciso 15 mila bambini”. Contrari al progetto legislativo anche l’altro partito arabo, Ra’am, e Yisrael Beytenu di Avigdor Liberman. Quest’ultimo ha chiesto direttamente ai membri del partito di Netanyahu, il Likud, di opporsi al disegno di legge, affermando che devono “votare per gli interessi di sicurezza di Israele” e non per quelli della coalizione.

Domenica 9 giugno, Gantz ha annunciato la decisione di lasciare il governo, affermando che le decisioni del primo ministro stanno rendendo “la vittoria totale impossibile”, e sostenendo che la liberazione degli ostaggi dovrebbe avere la priorità su qualunque calcolo di sopravvivenza politica. Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha chiesto a Gantz di riconsiderare la sua decisione di lasciare il governo d’emergenza che era stato formato immediatamente dopo gli attacchi sferrati contro Israele dall’organizzazione islamista Hamas il 7 ottobre scorso. “Israele è impegnato in una guerra esistenziale su diversi fronti. Benny, questo non è il momento di abbandonare la campagna. Questo è il momento di unire le forze”, ha scritto Netanyahu sul proprio profilo X, mentre Gantz annunciava la sua decisione di dimettersi dal gabinetto di guerra. Netanyahu ha ribadito anche la propria determinazione a proseguire nella guerra contro Hamas nonostante l’abbandono del leader centrista. “Cittadini di Israele, continueremo fino alla vittoria e al raggiungimento di tutti gli obiettivi della guerra, principalmente la liberazione di tutti i nostri ostaggi e l’eliminazione di Hamas”, ha scritto Netanyahu. “La mia porta rimarrà aperta a qualsiasi partito sionista che sia pronto (…) ad assisterci nel portare la vittoria sui nostri nemici e garantire la sicurezza dei nostri cittadini”, ha aggiunto il premier israeliano.

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Fonte: https://www.agenzianova.com/news/gaza-blinken-torna-in-medio-oriente-ed-esorta-i-leader-arabi-ad-esercitare-pressioni-su-hamas/

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