“Caro Motta, Schouten deve giocare”


Antonio Avati è uno sceneggiatore e produttore cinematografico, fratello di Pupi, e ci perdonerà se prima abbiamo sottolineato quello che è da sempre il suo mestiere e non il fatto che da 70 anni è tifosissimo del Bologna. «Mi creda, mi sono stancato di parlare di cinema, da ora in poi voglio parlare più di calcio, e per me il calcio è solo il Bologna da quando avevo 6 anni e andai al Dall’Ara per vedere la prima partita dei miei rossoblù». Antonio Avati ci ha inviato una lettera che è rivolta soprattutto a Thiago Motta, del quale era un grande estimatore da calciatore e che continua a stimare anche da allenatore del Bologna, nonostante… sì, nonostante tenga a chiedergli il motivo per cui non sta facendo giocare con continuità Jerdy Schouten. E allora Antonio quasi non si dà pace, ritenendolo il centrocampista che ha fatto le fortune del Bologna di Sinisa Mihajlovic. «Leggevo quello che diceva Sinisa sul conto di Schouten, per lui era un calciatore insostituibile, era la lavatrice del Bologna, gli davi il pallone sporco e ci pensava Schouten a ripulirlo. Ora gioca 10 minuti, un tempo , la partita dopo non gioca, e io sono mortificato quanto e più di lui». Antonio Avati si domanda perché e al tempo stesso domanda con grande garbo a Thiago Motta di spiegargli il motivo della sua scelta.

Perchè non gioca Schouten?

Certo, prima di chiederglielo Avati ha quasi interrogato se stesso per capire cosa stia convincendo Thiago a preferire Medel o Moro a Schouten e a dire la verità si è dato anche alcune risposte. «Forse il ragazzo sta pagando i troppi complimenti che gli faceva Sinisa? Se fosse per questo lo capirei, probabilmente lo farei anch’io, oppure Thiago vede Moro più forte e Medel più funzionale di Schouten? O magari è solo perché Thiago è un allenatore che non guarda in faccia nessuno e tratta tutti nello stesso modo». Bingo, probabilmente è questo il motivo, e va anche rimarcato come non sia una scelta definitiva, perché oggi è così, è vero, ma domani gli scenari potrebbero anche cambiare. Anche perché un allenatore decide sempre in base a quello che vede nel corso della settimana, poi può anche sbagliare, ma finisce per mandare in campo chi ritiene più affidabile e più costruttivo per quella che è la sua idea di gioco.

Saputo dai, facci un regalo.

Antonio è il «malato» di calcio delle famiglie Avati, «Pupi è diventato tifoso del Milan per colpa di Diego Abatantuono che un giorno gli fece conoscere Ernesto Bronzetti mentre giravamo un film a Madrid,con il tempo si è affezionato a quei colori. Mi chiede se ora sono più deluso io o lui? Lui, avete visto che sberla ha preso anche contro la Lazio». Come, lei non è deluso, non si aspettava di più dal Bologna di Saputo? «Sono realista, cosa volete, mi fa quasi tenerezza Saputo con tutti i soldi che fin qua ha messo. E’ una bella persona. Comunque io non mi arrendo, sono convinto che prima o poi potremo stabilizzarci nella facciata sinistra della classifica e fare anche una puntata in Europa. Dai, noi tifosi del Bologna ce lo meriteremmo. E poi tutti mi hanno detto che abbiamo preso un numero uno come direttore tecnico. Sartori mi piace per come si pone, per l’equilibrio che ha, mi sembra che sia uno che lavora tanto e non tiene mai a mettersi in mostra. Ed è quello che ci vuole in una società di calcio e non solo di calcio».

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Fonte: https://www.corrieredellosport.it/news/calcio/serie-a/bologna/2023/01/26-102761568/bologna_il_consiglio_di_antonio_avati_caro_motta_schouten_deve_giocare_/

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