Caso Santanchè, oggi al via il processo: la ministra e altri 15 accusati di falso in bilancio

Al via il 15 aprile in Tribunale a Milano il processo per falso in bilancio che vede imputata Daniela Santanchè con altri 15 fra manager e dipendenti e una società. Sono tutti accusati in concorso di aver nascosto “al pubblico le perdite” milionarie, cumulate fra 2016 e 2022, dalle società Visibilia Editore spa e Visibilia Editrice srl (che hanno patteggiato in udienza preliminare) e per gli anni 2019-2020 della Visibilia srl in liquidazione (rinviata a giudizio con intervenuta prescrizione per i bilanci precedenti) e di aver mascherato la “sistematica incapacità” di “produrre reddito” per trarre un “ingiusto profitto” evitando sia le “costose ricapitalizzazioni” quanto gestioni più prudenti nei conti delle aziende.
Gli altri imputati
Con Santanchè sono imputati fra gli altri il compagno Dimitri Kunz, l’ex compagno Giovanni Canio Mazzaro, la sorella Fiorella Garnero e la nipote Silvia Garnero. Alla prima udienza è prevista la costituzione delle parti e l’ammissione delle prove con i pm Maria Gravina e Luigi che produrranno le sentenze di patteggiamento delle società (diventate definitive nel frattempo), le note del consulente dell’accusa, il professore della Bocconi, Nicola Pecchiari, una dozzina di informative della guardia di finanza, le relazioni di Bankitalia firmate dai tecnici del Nucleo di supporto all’Autorità giudiziaria, Marco Pacini e Stefano Guarnieri, verbali di interrogatorio e intercettazioni.
Le intercettazioni
Come quella in cui l’ex manager rinviato a giudizio, Massimo Cipriani, parla di un “disastro, per un ministro, non pagare le imposte allo Stato”. È il 2 novembre 2022 e sono appena arrivate le cartelle dall’Agenzia delle Entrate su 984mila euro di Irpef, ritenute e iva che secondo i magistrati hanno aperto la strada allo “stato di insolvenza” dell’allora società quotata in borsa che edita riviste come Ciack, Visto, Novella2000. O la telefonata, del giorno successivo, in cui l’ex presidente del collegio sindacale, Massimo Gabelli, in chiamata con Kunz esordisce: “Ci hanno contestato il debito, e quello lo paghi. Invece questa roba qui, che è l’avviamento (…) non lo so se riusciamo a chiuderla in fase istruttoria o se finiremo a processo. Dipenderà anche dal pm, dal contesto, se una volta che hai pagato questo importo diventa una persona dialogante che usa la testa perché la gdf non l’ha voluta usare”.
L’avviamento
Proprio l’avviamento (il valore intrinseco di una società legato alla capacità di produrre reddito) ha rappresentato l’elemento per gli inquirenti da cui far partire la slavina penale, nata dagli esposti sulle “gravi irregolarità” presentati dai soci di minoranza, che chiedono risarcimenti e si sono costituiti parte civile nel processo, capeggiati dal finanziere delle Bahamas, Giuseppe Zeno. Iscritto a bilancio per 3.864.294 euro, per i pm l’avviamento avrebbe dovuto essere integralmente svalutato già al 31 dicembre 2016, con conseguente discesa societaria nel territorio del patrimonio netto negativo e il rischio di portare i libri in tribunale diversi anni fa.