«Con Lufthansa rilanciamo la compagnia, l’accordo farà bene al Paese»- Corriere.it


Ita Airways, il presidente Turicchi: «Con Lufthansa rilanciamo la compagnia, l
Antonino Turicchi, presidente esecutivo di Ita Airways

Antonino Turicchi, presidente esecutivo di Ita Airways, tira quasi un sospiro di sollievo. «Abbiamo raggiunto un accordo con un partner industriale che crede nel progetto e che ha deciso di fare un investimento importante», ragiona nel corso di una lunga chiacchierata con il Corriere. Dopo oltre sei mesi di trattative serrate, a tratti esasperanti per il carico di richieste e di approfondimenti, può dire di aver portato a termine la sua missione: trovare per il vettore tricolore — che nel 2021 ha preso il posto di Alitalia — una casa più grande, più solida e che offra prospettive di sviluppo. Quella «casa» è stata individuata nel gruppo Lufthansa, colosso da quasi 23 miliardi di euro di ricavi nel 2022 che oltre alla logistica e alla manutenzione comprende i vettori Lufthansa, Swiss, Austrian Airlines, Brussels Airlines, Eurowings e Air Dolomiti.

Il dossier

A metà novembre dell’anno passato, con il dossier Ita in stallo, il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti ha affidato a Turicchi — amministratore delegato di Fintecna e direttore generale di Cdp dal 2002 al 2009 — le sorti dell’aviolinea tricolore e gli chiede di portare a termine l’iter di selezione del socio industriale da affiancare allo Stato azionista. Il 25 maggio a Roma Mef e Lufthansa hanno raggiunto l’intesa. «Una cosa che non è mai accaduta nella storia delle compagnie di bandiera di questo Paese», spiega.

Presidente come si articola l’operazione con Lufthansa?
«In tre fasi. La prima, dopo il via libera dell’Antitrust Ue, vedrà l’aumento di capitale riservato a Lufthansa da 325 milioni per il 41% di Ita. Insomma parliamo di un’iniezione importante».

C’è un’idea di quando ci sarà il via libera Ue all’operazione?
«Dipenderà se l’operazione sarà autorizzata in trenta giorni (lavorativi) o servirà più tempo. È molto probabile che l’ok arrivi nel quarto trimestre di quest’anno».

Poi ci sono le altre due tappe.
«Nella seconda fase, tra il 2025 e il 2027, Lufthansa avrà la possibilità di acquisire il 49% dal Mef a un prezzo fissato in 325 milioni. Se alla fine del 2027 Ita avrà raggiunto gli obiettivi del piano Lufthansa riconoscerà al ministero un “earn out” di 100 milioni. Nella terza fase, prevista nel 2028-2029, Lufthansa potrà acquisire il restante 10% versando altri 79 milioni. Parliamo di un investimento complessivo di 829 milioni».

Al ministero spetta il versamento della terza, e ultima, rata da 250 milioni. Quando avverrà?
«Noi vorremmo farlo subito. Assieme ai primi 325 milioni di Lufthansa la società avrà 575 milioni di liquidità per poter sostenere la fase di sviluppo: in un mercato, come quello attuale, che sta crescendo bisogna avere i mezzi per espandersi».

C’è chi vi accusa di svendere Ita.
«Non sono d’accordo. Quello che facciamo è consentire a Ita di fare utili grazie a un partner industriale che si impegna a sostenere il progetto e a svilupparlo. La nostra compagnia deve diventare un progetto di successo».

Lo Stato investe nel complesso 1,35 miliardi. Lufthansa alla fine pagherà 829 milioni. Le casse pubbliche ci hanno rimesso mezzo miliardo.
«Lo Stato non può chiedere a Lufthansa di pagare per le perdite accumulate da Ita tra il 2021 e il 2023 se il gruppo tedesco non è dentro l’azienda. È inevitabile che Lufthansa riconosca il valore dell’investimento al netto delle perdite accumulate».

Non ci sono altri soggetti interessati a Ita?
«Io non ho avuto file di persone che hanno bussato alla porta e mi hanno detto “ecco 325 milioni”. Magari le avessi avute».

E se qualcuno ora si presentasse e dicesse «vorrei investire in Ita e pagherei anche di più»?
«Troppo tardi. Questa è una operazione strutturata in modo tale da dare al soggetto che ci crede la possibilità di guadagnare in Ita».

Perché?
«Se Lufthansa guadagna con Ita vuol dire che investe nell’azienda, la fa crescere, assume nel Paese, fa sì che i 5.500 dipendenti previsti nel piano industriale lavorino in una società che fa utili, che è basata in Italia, che punta sul nostro Paese».

Al Tesoro dopo l’accordo. Da sinistra: il capo di gabinetto al Mef Stefano Varone, il capo della comunicazione del gruppo Lufthansa Andreas Bartels, il capo della comunicazione e delle relazioni istituzionali di Ita Nicolò Mardegan, il capo delle strategie del gruppo Lufthansa Joerg Eberhart, il presidente di Ita Antonino Turicchi, il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, il ceo del gruppo Lufthansa Carsten Spohr
Al Tesoro dopo l’accordo. Da sinistra: il capo di gabinetto al Mef Stefano Varone, il capo della comunicazione del gruppo Lufthansa Andreas Bartels, il capo della comunicazione e delle relazioni istituzionali di Ita Nicolò Mardegan, il capo delle strategie del gruppo Lufthansa Joerg Eberhart, il presidente di Ita Antonino Turicchi, il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, il ceo del gruppo Lufthansa Carsten Spohr

Come sarà la governance quando Lufthansa sarà autorizza a entrare?
«Sarà una struttura semplice. Il cda resterà a cinque membri: tre, tra i quali il presidente, saranno nominati dal Mef. Gli altri due, incluso l’amministratore delegato, saranno scelti da Lufthansa».

Fino ad allora si va avanti con l’attuale cda che è in regime di prorogatio? «Ci vuole un nuovo cda fino a quando l’Antitrust Ue darà l’ok all’operazione».

Con lei ancora presidente?
«Io avevo il compito di portare a termine l’operazione. Magari ci ho messo qualche mese in più ma ce l’abbiamo fatta».

Però serve qualcuno nella fase transitoria che porti avanti il dossier. Che potrebbe essere lei.
«Se lo ritengono necessario sì, ma a tempo determinato. Voglio dare una mano, non voglio avere responsabilità operative in Ita».

Quali sono gli obiettivi per quest’anno?
«Noi puntiamo a portare Ita al pareggio operativo al momento dell’ingresso di Lufthansa. Abbiamo preventivato di chiudere il 2023 con un Ebitda a -66 milioni, ma stiamo andando meglio e il contributo commerciale di Lufthansa potrebbe portarci rapidamente risultati ancora più positivi. Se faremo una buona stagione estiva potremo avvicinarci al break even. Per me è importante perché vuol dire che abbiamo un’azienda che vola, non perde e ha le caratteristiche per crescere».

Per arrivare al 2027 con che numeri?
«Con 4,1 miliardi di ricavi, un Ebitda positivo per oltre 700 milioni e una redditività dell’8%».

Parliamo della flotta. È stato annunciato un piano che dagli attuali 71 aerei arriverà a 94.
«È uno degli elementi dell’operazione con Lufthansa: l’investimento ci consentirà di far volare aerei giovani, moderni, che inquinano di meno e consumano meno carburante».

Una delle criticità per Alitalia è stata la riduzione progressiva della flotta per i voli intercontinentali.
«Vero. Per questo motivo entro il 2027 gli aerei per il lungo raggio saranno 34, più di un terzo del totale, che porteranno nelle casse circa 1,9 miliardi di euro, quindi il 46% dei ricavi complessivi. Le operazioni fatte con Alitalia — quella dei «capitani coraggiosi» o quella di Etihad — non avevano queste possibilità. Riusciremo a ottenere enormi sinergie commerciali, operative e gestionali con Lufthansa. E con loro al 90-100% ci sarà la garanzia di avere un socio industriale solido, intenzionato a effettuare un’operazione unica nel Paese».

C’è il nodo delle cause contro Ita di quasi 1.500 ex dipendenti di Alitalia.
«Su questo punto occorre essere molto chiari. L’operazione Ita-Lufthansa è a tutti gli effetti perfezionata, sia pure condizionata all’ok di Bruxelles. Se le cause dovessero rimettere in discussione la discontinuità tra Ita e Alitalia i tedeschi potranno esercitare il diritto di recesso: ipotesi che ritengo remota».

Un aereo Lufthansa e, dietro, un velivolo di Ita Airways
Un aereo Lufthansa e, dietro, un velivolo di Ita Airways

Si è fatto un’idea del perché l’operazione non sia stata conclusa con Certares, il fondo Usa che il 31 agosto scorso vinse la sfida precedente contro la cordata Msc-Lufthansa?
«Perché Certares cercava la “way out”. Lufthansa invece vuole integrare il prima possibile Ita nel proprio gruppo. Questo investimento può dare ai tedeschi risultati molto superiori delle altre operazioni che ha fatto. Ha delle premesse simili a quelle di Swiss, ma meglio in termini di mercato».

Swiss è la compagnia più profittevole del gruppo.
«Ho fatto una scommessa con l’amministratore delegato di Lufthansa Carsten Spohr: Ita diventerà un’azienda più profittevole di Swiss».

Ita se ne va da Malpensa, criticano alcuni. Anche se ad oggi di voli ne ha solo uno, per New York.
«Ma come si fa a parlare di “abbandono” se Ita avrà delle sinergie con il gruppo Lufthansa che è presente massicciamente a Malpensa. La logica è diversa: l’aeroporto sarà servito nell’ambito della rete di collegamenti dell’intero gruppo, non saremo più soli».

Chi si oppone all’operazione dice che i tedeschi dreneranno il traffico intercontinentale da/per l’Italia verso i loro hub di Francoforte e Monaco.
«Ma è una cosa che non ha senso. Non avrebbero benefici dallo spostare un viaggiatore sul volo Lufthansa perché anche Ita farà parte del sistema di ricavi del gruppo. E aggiungo: noi aumenteremo pure la flotta di lungo raggio. Se i tedeschi avessero voluto fare quello di cui vengono accusati avrebbero fatto prima a investire i soldi stanziati per Ita in Air Dolomiti per sviluppare il feederaggio. Ma non è così, infatti puntano su Ita».

Che destino avrà il marchio Alitalia?
«Ita ha elementi di riconoscibilità inferiori a quelli di Alitalia, non possiamo negarlo, se non altro perché esiste da poco tempo. Quando l’azienda raggiungerà certi obiettivi magari potrebbe aver senso riportarlo in vita. Ma prima puntiamo a fare gli utili, poi si vedrà».

Uno potrebbe chiedersi: cosa c’è di diverso stavolta rispetto alle altre operazioni sul vettore principale del Paese?
«Nel passato sono state create aviolinee con dimensioni e forza finanziaria estremamente deboli, senza la premessa per poter competere sul mercato come “full service carrier”. Stavolta si è deciso di prendere una direzione che porta ad andare col più forte, cioè Lufthansa, in un settore che vede da qualche tempo un processo di consolidamento delle aviolinee».

La chiusura di un dossier difficile, diciamo pure «rognoso», come Ita cosa insegna?
«Che lo Stato è un azionista un po’ particolare, bisogna sapere come ragiona. Sui dossier complessi che vedono il coinvolgimento del pubblico serve qualcuno che sappia spiegarli all’interlocutore privato e sappia come procedere».

In Italia non si vedono molti accordi con soci industriali.
«Perché le ultime operazioni hanno visto i fondi protagonisti. Ma alcuni dossier sarebbero molto più facili se non ci fossero i fondi: non sono i partner migliori. Servono soci che credono da un punto di vista industriale prima che finanziario in quelle operazioni. E serve il management».

Serve però avere anche il supporto dell’azionista di riferimento.
«Certo. E io ho potuto contare sulla fiducia sia del governo sia del Mef. In particolare ho sempre avuto il ministro Giancarlo Giorgetti al mio fianco: anche nei momenti più complicati sapevo che c’era il suo supporto. Se ho potuto fare certe cose è perché il ministro ha voluto l’operazione, così come i dirigenti del Mef guidati dal dg Riccardo Barbieri Hermitte».

Ha mai avuto un momento di sconforto durante la trattativa?
«Più di una volta. Ma ce l’abbiamo fatta».


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Fonte: https://www.corriere.it/economia/aziende/23_maggio_27/ita-airways-presidente-turicchi-con-lufthansa-rilanciamo-compagnia-l-accordo-fara-bene-paese-8e89ae4a-fcb7-11ed-80ca-38d137f12c45.shtml

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