domani il voto per lo scioglimento del Parlamento, quali sono i possibili scenari


I partiti di opposizione israeliani – Yesh Atid, Yisrael Beytenu, Unità nazionale e I democratici – hanno annunciato la settimana scorsa una mozione per sciogliere la Knesset, il Parlamento monocamerale del Paese, con una votazione prevista per domani, 11 giugno. L’eventuale approvazione della mozione porterebbe a elezioni anticipate, che devono tenersi entro cinque mesi dal voto. Attualmente il governo israeliano detiene otto seggi in più alla Knesset – composta da un totale di 120 – rispetto a quelli necessari per ottenere la maggioranza semplice (61). Se la mozione venisse approvata e diventasse legge, sarebbe posta fine prematuramente alla legislatura e verrebbero indette le elezioni un anno prima del previsto. L’annuncio dell’opposizione israeliana è arrivato dopo che i leader spirituali del partito ultraortodosso Ebraismo della Torah unito (Utj) hanno incaricato i loro deputati di presentare una proposta di legge per sciogliere la Knesset a causa della mancata approvazione, da parte della coalizione di governo, di una legge che esenta dalla leva militare gli studenti della yeshiva (istituzione educativa ebraica che si basa sullo studio dei testi religiosi tradizionali). Gli oppositori ortodossi della leva sostengono che essa paralizzerebbe l’insegnamento della Torah (il testo sacro ebraico) e porterebbe a una secolarizzazione di massa delle reclute ultraortodosse.

A seguito della presentazione della proposta, i due partiti ultraortodossi Ebraismo della Torah unito e Shas – che detengono complessivamente 18 seggi alla Knesset – hanno annunciato che avrebbero lasciato la coalizione di governo e votato per lo scioglimento del Parlamento se l’esecutivo non avesse approvato la legge che esenta gli studenti della yeshiva dal servizio militare. Se i due partiti ultraortodossi si unissero all’opposizione, avrebbero abbastanza voti per sciogliere il Parlamento e indire elezioni anticipate. Venerdì 6 giugno, l’ufficio del premier Benjamin Netanyahu ha riferito di “significativi progressi” nei negoziati con i partiti ultraortodossi riguardo al progetto di legge sull’esenzione. Tuttavia, l’Utj ha successivamente dichiarato all’emittente israeliana “Kan” che i suoi legislatori avrebbero comunque portato avanti la proposta di legge.

Nel frattempo, il presidente della Commissione per gli Affari esteri e la Difesa della Knesset, Yuli Edelstein, membro del partito Likud di Netanyahu, sta rivedendo il disegno di legge, sostenuto dal governo, che sanziona gli evasori di leva. Edelstein è finito nel mirino della leadership ultraortodossa per la sua insistenza a eliminare le esenzioni ai membri della comunità. A partire da giugno 2024, uno dei principali obiettivi dei partiti ultraortodossi è la legalizzazione delle esenzioni dal servizio militare degli studenti della yeshiva. Un anno fa, infatti, l’Alta corte di giustizia ha stabilito che non esiste una base legale per questa pratica. La sentenza della corte ha indotto le Forze di difesa israeliane (Idf) a cercare di arruolare decine di migliaia di uomini precedentemente esonerati, anche se pochi si sono effettivamente arruolati. Attualmente, circa 80 mila uomini Haredi (forma molto conservatrice dell’ebraismo ortodosso) di età compresa tra i 18 e i 24 anni sono idonei al servizio militare e non si sono arruolati. Le Idf hanno anche dichiarato di trovarsi di fronte a una carenza di personale e di aver bisogno attualmente di circa 12 mila nuovi soldati.

Nonostante la dura retorica nei confronti di Edelstein, alcuni esperti citati dal quotidiano “The Times of Israel” hanno affermato che il partito Shas ha interesse a mantenere unita la Knesset, “almeno per ora”. Il partito è impegnato in un’iniziativa concertata per nominare rabbini affiliati a incarichi municipali in tutto il Paese, rafforzando così il proprio apparato politico nel lungo periodo. Inoltre, l’opposizione ha promesso di far avanzare la coscrizione ultraortodossa nel momento in cui salirà al potere, “portando molti a ipotizzare che l’attuale crisi rappresenti uno sforzo per fare pressione su Netanyahu e indurlo a fare concessioni, piuttosto che una vera e propria campagna per far cadere il governo”, si legge su “The Times of Israel”. “Gli Haredi sanno di non avere un’altra coalizione (…) torneranno sui loro passi”, ha dichiarato al quotidiano una fonte della coalizione di governo a condizione di anonimato, aggiungendo che le possibilità che l’esecutivo cada effettivamente si aggirano “intorno al 20 per cento”.

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Fonte: https://www.agenzianova.com/news/israele-domani-il-voto-per-lo-scioglimento-del-parlamento-quali-sono-i-possibili-scenari/

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