Il nuovo Pelé Nii Lamptey e l’eredità diventata una maledizione- Corriere.it


di Pierfrancesco Catucci

L’ex calciatore ghanese Nii Lamptey fu individuato da Pel come suo erede: non hai mai rispettato le aspettative, anzi la pressione e le difficolt da ragazzino lo hanno condannato

il mio erede naturale. Parola di Edson Arantes do Nascimento. La storia, per, ha detto il contrario. Di Pel ce n’ (stato) soltanto uno. E ha segnato un’epoca. Di nuovi Pel, nuovi Maradona, nuovi Messi incoronati troppo presto pieno il calcio mondiale. E, tante volte, non si rivelano all’altezza delle aspettative. E delle pressioni. La storia di Nii Lamptey — che nella stagione 1996-97 transitato anche dal Venezia, senza lasciare il segno — l’emblema di un paragone che finisce per schiacciare. Era stato O Rei in persona a definirlo il suo successore dopo averlo visto giocare a 14 anni. E se da giovane quella fu la sua fortuna, a ogni passo della sua carriera e a ogni fallimento cominciarono a ricordarglielo fino a quando il calciatore, originario del Ghana e cresciuto in giro per il mondo, fin triturato da quella investitura. La maledizione di Pel si intitola la sua autobiografia uscita in Olanda nel 2019.

Quello di Pel — racconta alla rivista online americana The Athletic — un nome speciale da portare, un grande onore. Ma non certo un nome facile con cui confrontarsi. Non mi ha distrutto, ma stato un peso sulle mie spalle. Tutto era cominciato nel 1989 quando Lamptey, ragazzino, cercava nel calcio il riscatto per un’adolescenza di stenti tra Accra, la capitale del Ghana, e Kumasi, 250 chilometri pi a Nord, dove a 11 anni la madre lo mand a stare con il padre. E dove i problemi con l’alcol del pap gli avevano gi lasciato una serie di cicatrici sulla pelle (bruciature da sigaretta ancora visibili ora che ha 48 anni) e nell’anima e avevano contribuito a costruire quel carattere fin troppo ribelle che poi non lo ha aiutato. Pel, che all’epoca era ambasciatore della Fifa, lo vide giocare al Mondiale Under 16 in Scozia con la maglia della sua Nazionale. La sfida inaugurale contro i padroni di casa fin 0-0, ma Lamptey impression per la sicurezza con cui accarezzava il pallone, nonostante fosse abbondantemente il pi giovane in campo. Tanto che O Rei lo fece premiare come migliore in campo e, in un’intervista, disse che vedeva in lui il nuovo Pel, qualcuno in grado di camminare nelle mie scarpe.

Lamptey non aveva ancora idea di chi fosse quell’uomo venuto dal Brasile e l per l non diede troppo peso a quelle parole. Solo un paio d’anni dopo scopr chi era Pel. Ero gi in Belgio, all’Anderlecht. Ci era arrivato con un passaporto falso (la Federcalcio ghanese aveva sequestrato il suo e quello di altri giovani talenti per impedire loro di andare a cercare fortuna calcistica altrove) e con la raccomandazione del capitano della Nigeria Stephen Keshi. L’integrazione non fu facile: non aveva mai avuto un buon rapporto con la scuola, era appena alfabetizzato, ma era molto intelligente. E sapeva giocare a calcio. Ancora minorenne, nel 1991 esord ai quarti di finale di Coppa Uefa contro la Roma (e segn) e qualche mese dopo con la Nazionale maggiore (e fece ancora gol).

La sua carriera sembrava destinata a un futuro di successi, tanto che il re dei procuratori dell’epoca, quell’Antonio Caliendo che ha gestito anche Roberto Baggio e Diego Maradona, lo inser nella sua scuderia. Fu l’inizio della fine. Prima gli infortuni, poi una serie di problemi comportamentali. Arrivato all’Aston Villa a 19 anni, la parabola discendente acceler la sua corsa. La stampa inglese cominci a martellare con la storia del nuovo Pel. Prov ad aggrapparsi a coach Ron Atkinson, suo nuovo padre calcistico, ma le cose precipitarono in fretta. Ho commesso alcuni errori — racconta a The Athletic —. Non ho mantenuto relazioni, ma ho stretto buoni amici in Inghilterra: Dwight era un ottimo amico, John Fashanu anche. In tutto ci giocava tanto anche con la Nazionale e non sempre riusciva a reggere la pressione, sia a livello fisico che mentale.

E a 22 anni, con una moglie e due figli, ripart per un nuovo viaggio calcistico. Prima il Venezia, poi fu a un passo dal giocare per il Boca Juniors, ma fin all’Union de Santa Fe perch il Boca non aveva slot disponibili per un altro straniero. L conobbe Maradona e, in suo onore, chiam il suo terzo figlio Diego Armando. Il piccolo, per, si ammal e mor poco pi tardi. Lamptey allora decise di lasciare il Sudamerica, nella speranza di tornare all’Anderlecht dove era sbocciato. Non fu possibile, cambi procuratore e inizi un lungo girovagare tra Turchia, Portogallo, Germania, Cina e Arabia Saudita (nell’Al Nassr ora di Cristiano Ronaldo), in Ghana e in Sudafrica. Sempre inseguito dal quel marchio arrivato a 14 anni: All’inizio stato bello pensare che avrei potuto raccogliere la sua eredit, ma dopo un po’ anche io ho capito che non avrei mai potuto essere lui. Ero felice che l’avesse detto, ma quel paragone mi ha caricato di molta pressione. La gente si aspettava che giocassi come Pel, il che non possibile. Per niente.

Ma tutto gli servito da lezione. Ora, abbandonato il calcio giocato ormai da oltre un decennio, gestisce un’accademia calcistica in cui si formato Mohammed Muntari (il primo qatarino della storia a segnare a un Mondiale) e ha costruito una scuola ad Accra: L’istruzione fondamentale. Quello che ho passato da bambino, non poter andare a scuola, non leggere quello che avrei dovuto leggere, mi ha segnato. Non volevo che i miei figli o altri ragazzi vivessero le stesse difficolt. Cos ho realizzato una scuola con i miei soldi.

2 gennaio 2023 (modifica il 2 gennaio 2023 | 12:42)



Fonte: https://www.corriere.it/sport/calcio/23_gennaio_02/nuovo-pele-nii-lamptey-l-eredita-diventata-maledizione-8d9ed332-8a77-11ed-8b19-cdc718310dd5.shtml

Back to top button