il partito cerca unità e idee per il futuro
Si è concluso il congresso del Partito conservatore britannico, iniziato a Birmingham il 29 novembre, che oggi ha visto i quattro principali candidati alla guida dei Tories, vale a dire Robert Jenrick, Kemi Badenoch, James Cleverly e Tom Tugendhat, tenere i loro discorsi programmatici. Si è trattato di un appuntamento vissuto in un clima di inevitabile “ridimensionamento” delle aspettative degli elettori conservatori, dopo la pesante sconfitta subita dal partito alle elezioni generali del 4 luglio scorso. Il tracollo subito dai Tories ha portato nuovamente al potere dopo 14 anni i laboristi, che hanno ottenuto una maggioranza molto solida a servizio del governo del premier Keir Starmer. Il congresso dei conservatori serviva dunque a fare il punto sulla situazione politica nel Paese e cominciare il lavoro per provare a riportare la formazione a Downing Street, in un orizzonte temporale che i quattro candidati hanno auspicato possa essere quello di una sola legislatura.
Allo stesso tempo, i conservatori sembrano consapevoli dei rischi associati a un’ulteriore divisione del partito, già logorato dalla successione di cinque leader e primi ministri dal 2016 a oggi, quando il referendum sulla Brexit innescò le dimissioni di David Cameron. La successiva transizione da Theresa May a Boris Johnson, la brevissima esperienza da premier di Liz Truss e poi l’ascesa di Rishi Sunak, responsabile della disfatta elettorale di luglio, hanno infatti contribuito a indebolire l’unità dei Tories, tra scandali e crisi di governo che ne hanno evidenziato la litigiosità interna. Il successo di Reform Uk alle ultime elezioni ha inoltre reso concreta la minaccia di un nuovo avversario che rischia di togliere voti ai Tories da destra, grazie a posizioni ancora più estreme su immigrazione e sicurezza.
Non è un caso che gli appelli arrivati oggi dal palco abbiano riguardato l’unità del partito e più in generale del Regno Unito, attaccando spesso il lavoro fatto finora dall’esecutivo di Keir Starmer. Il primo a intervenire sul palco è stato Tugendhat, ex sottosegretario di Stato alla Sicurezza, che ha osservato come “risolvere il problema dell’immigrazione nel Regno Unito non sarà facile”. Tugendhat ha proposto di stabilire un limite legale alla migrazione di 100 mila persone, invitando al contempo “ad affrontare la migrazione risolvendo le lacune nell’istruzione, nelle competenze, nei trasporti e nell’edilizia, così da poter reclutare persone nel nostro Paese e non all’estero”. Per i conservatori, è fondamentale “cogliere l’attimo e cambiare le cose”, costruendo “sulle solide fondamenta del passato”. Serve però ambizione, a detta di Tugendhat, secondo cui i Tories non possono rassegnarsi a perdere anche le elezioni fissate per il 2029. “Non cambieremo questo partito e questo Paese con la stessa gestione, lo stesso mantra, lo stesso slogan. L’unico modo per ricostruire la fiducia è mostrare un vero cambiamento. E questa è la nuova rivoluzione conservatrice che prometto”, ha concluso.
Ancora più ottimista si è mostrato l’ex ministro dell’Interno e degli Esteri, James Cleverly, che ha voluto “scusarsi” con gli elettori “per averli delusi”. “Dobbiamo migliorare, e sotto la mia guida lo faremo”, ha aggiunto, evidenziando come il Partito conservatore “non è destinato a stare all’opposizione, perché non è il suo ruolo”. Cleverly ha escluso qualsiasi accordo o addirittura fusione con Reform Uk, considerato “una pallida imitazione del nostro grande Partito conservatore”. Il leader populista Nigel Farage e il laborista Keir Starmer “sono due facce della stessa medaglia: entrambi pensano che la vita fosse migliore in passato. Ma si sbagliano entrambi, i nostri giorni migliori sono davanti a noi”, ha proseguito Cleverly, con un accenno al necessario “ottimismo”. In termini più pragmatici, l’ex ministro ha preso l’impegno, in caso arrivi a Downing Street, di aumentare la spesa per la difesa nazionale al 3 per cento del Pil, a fronte della forte instabilità globale.
Anche Jenrick, ex sottosegretario di Stato per l’Immigrazione e favorito per la nomina a leader dei Tories in base al voto dei deputati conservatori a Westminster, ha promesso un aumento del budget per la difesa del Regno Unito alla soglia del 3 per cento, in contemporanea però con un taglio degli aiuti allo sviluppo rivolti ai Paesi esteri. Jenrick si è confermato il candidato più a destra anche per l’appello ad abbandonare la Corte europea dei diritti dell’uomo (Cedu) “per finire ciò che abbiamo iniziato con la Brexit”. Altra motivazione per lasciare la Cedu sarebbe quella di avere mani libere di fronte al fenomeno migratorio. “120 mila persone sono entrate nel nostro Paese illegalmente sotto la nostra sorveglianza, e il 90 per cento di loro è ancora qui, costandoci miliardi. Francamente, non c’è futuro per il partito se non prendiamo posizione per risolvere questo problema”, ha detto Jenrick. “E il modo per farlo, lo sappiamo tutti, è trattenere e deportare rapidamente chiunque venga qui illegalmente. Questo però è impossibile, a meno che non abbandoniamo la Convenzione europea dei diritti dell’uomo e ci liberiamo dall’Human Rights Act di Tony Blair”, ha spiegato l’ex sottosegretario.
Ultima a intervenire è stata Badenoch, che negli ultimi governi conservatori ha ricoperto diversi incarichi ministeriali, tra cui quello per le Imprese e il Commercio. La candidata è stata molto diretta nell’identificare nel funzionamento dell’apparato statale e delle istituzioni britanniche uno dei principali freni allo sviluppo economico del Regno Unito. Serve dunque, secondo Badenoch, un programma completo, “un nuovo piano che consideri ogni aspetto di ciò che lo Stato fa e perché lo fa”, esaminando l’efficacia degli accordi internazionali e prendendo in considerazione “la revisione dell’attività giudiziaria, della Banca d’Inghilterra, del Tesoro, la devoluzione dei poteri e il servizio sanitario”.
Diversi commentatori hanno giudicato Cleverly come colui che è uscito meglio dalla giornata odierna, inserendosi per la corsa finale alla guida della formazione insieme a Jenrick e Badenoch. Di conseguenza, Tugendhat sembra il principale indiziato a essere il prossimo candidato eliminato, dopo il voto che la prossima settimana coinvolgerà i deputati, il 9 ottobre. Il giorno successivo si terrà un secondo scrutinio e una conseguente nuova eliminazione, che porterà a restringere la scelta a soli due nomi. Dal 10 al 31 ottobre gli iscritti al partito potranno quindi votare per il futuro leader dei Tories, che verrà annunciato il 2 novembre.
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