Il suicidio dell’imprenditore Alberto Re, la famiglia si dissocia dal “Festival Paladino d’Oro”
La famiglia di Alberto Re, l’imprenditore 78enne morto il 23 novembre 2023, dopo 24 ore di agonia, e il “Movimento italiano per la gentilezza”, presieduto dalla figlia Natalia, si dissociano dal “Festival Paladino d’oro” e diffidano il direttore artistico dal citare il nome del padre. Lo fanno con una nota che prende le distanze dall’organizzazione della nuova edizione della manifestazione. “Tutti ricorderanno – scrive la figlia in nome e per conto di tutti i familiari – la tragedia consumata, quando il mio amato papà perse la vita, suicidandosi per colpa di uno sciacallaggio mediatico e social che lo ha investito. Purtroppo una non efficace comunicazione, leggera e dai contenuti pericolosi, per questo impattante a livello emotivo e della dignità umana – aggiunge – ha reso bersaglio facile la figura maggiormente vulnerabile. Ricordo che in quella occasione non vi è stata alcuna autentica vicinanza o solidarietà da parte del direttore artistico, Roberto Marco Oddo, presidente dell’associazione Toros, detentrice del marchio “Paladino d’Oro”.
Alberto Re decise di farla finita dopo che sui social venne bersagliato dagli sfottò per il flop della 43/a edizione del Festival, infatti, alla serata inaugurale il teatro Pirandello era completamente vuoto. Re lasciò una lettera, poi sequestrata dalla polizia, nella quale avrebbe criticato alcuni articoli di stampa che lo riguardavano e la gogna mediatica subita per l’insuccesso dell’evento. “Quelle giornate per noi familiari furono devastanti, solo tra di noi ci siamo presi per mano – sottolinea Natalia Re -. Soltanto il prefetto di Agrigento, Filippo Romano, ci dimostrò vicinanza e comprensione, insieme agli agenti della questura e alla procura della Repubblica che aprì immediatamente un fascicolo di inchiesta per istigazione al suicidio. La notizia del suicidio – continua Natalia – mi venne comunicata da Oddo con un freddo e inopportuno messaggio, la mattina del 22 novembre. Il Festival si svolse ugualmente e, al termine dei lavori, venne definito ‘kermesse di grande successo'”.
“Oggi, con ancora aperto un fascicolo per istigazione al suicidio contro ignoti, mi sento in dovere di diffidare il direttore artistico dal citare il nome del mio compianto padre Alberto Re”, conclude la nota.