La nuova primavera del tram in Italia: in cantiere progetti per 5,4 miliardi

In Italia torna di moda il tram. Quasi un tuffo nel passato, nel segno di una mobilità più rispettosa dell’ambiente. Nato nell’800 e in parte oscurato dall’avvento dell’automobile, il tram vive da anni una nuova primavera in tutta Europa e ora anche nel nostro Paese. E non è un caso che proprio Legambiente abbia acceso un faro su un fenomeno poco indagato ma che sta silenziosamente rivoluzionando i trasporti urbani di molte città. Basti dire che in un capoluogo come Firenze è in atto un vero e proprio boom per la tranvia cittadina, con i passeggeri che a fine anno supereranno quota 42 milioni (valore record per l’Italia), con un aumento di tre milioni rispetto ai 39 milioni con cui si è chiuso il 2024. E sempre a Firenze procedono anche i lavori per realizzare la nuova linea per Bagno a Ripoli, tanto che a breve è in programma la posa dei primi binari. Numeri che testimoniano non solo il successo del tram come alternativa ai mezzi privati, ma anche la crescente fiducia dei cittadini verso un sistema di trasporto urbano più sostenibile e funzionale. Anche a Padova si registrano numeri importanti: con la linea Sir1 che trasporta 33mila passeggeri al giorno, il 25% degli spostamenti su Tpl sono effettuati con il tram. Ma Firenze e Padova sono solo la punta dell’iceberg.
La spinta del Pnrr
Una grande spinta alla nuova stagione dei tram in Italia è arrivata con i fondi del Pnrr assegnati nel 2021, grazie ai quali numerose città hanno iniziato a realizzare, consolidare o estendere la propria rete tranviaria. In questo momento, si legge nel rapporto di Legambiente, sono previste in Italia complessivamente nuove tranvie per 250 chilometri, il 63% in più rispetto a quelle attualmente in esercizio. Il costo totale per realizzarle è pari a 5,4 miliardi di euro, in parte coperto con fondi Pnrr e in parte da altri finanziamenti. Anche nella Capitale torneranno finalmente i tram: quattro nuove linee per un totale di 34,2 chilometri, tra cui la tranvia Termini-Vaticano-Aurelio, in pieno centro storico e il tram Termini Tor Vergata. Le città italiane che puntano sui nuovi tram sono: Bologna, con un piano di espansione di 23,4 chilometri (km) di nuove tranvie, Palermo (64,2 km), Padova (30,3), Firenze (25), Bergamo (23,2), Milano (35,9), Brescia (23,2), Napoli (4,1 km), Cagliari (6,9 km) e Sassari (2,5).
Nonostante i progressi, nota però il rapporto di Legambiente, il ritardo infrastrutturale italiano rispetto agli altri grandi Paesi europei è enorme. La dotazione di linee tranviarie si ferma infatti a 397,4 chilometri totali, assai lontani dagli 878,2 km della Francia e soprattutto dai 2.044,5 km della Germania.
Futuro incerto
Osserva il rapporto: «Il ritorno del tram nelle città italiane rappresenta una sfida cruciale per il futuro della mobilità sostenibile del Paese: o si accelera il passo con investimenti strutturali e continui, a partire dal rifinanziamento urgente del Fondo nazionale per il trasporto rapido di massa, oppure l’Italia rischia di perdere l’opportunità di colmare un gap infrastrutturale». Secondo Legambiente bisogna fare di più per sostenere questa nuova primavera che amministrazioni e cittadini richiedono a gran voce. La legge di Bilancio 2024, per la prima volta dal 2017, non ha previsto fondi per il trasporto rapido di massa, con il rischio di arrestare lo slancio positivo avviato grazie ai fondi Pnrr. Infatti, a ben vedere, dopo il Pnrr non sono previsti strumenti finanziari in grado di proseguire adeguatamente la necessaria stagione di investimenti sul trasporto rapido di massa nelle città. Eppure il tram presenta molti vantaggi: è in grado di liberare lo spazio urbano dalle automobili, riqualificando e riconnettendo interi quadranti delle città, contribuendo così a una radicale trasformazione dello spazio urbano verso un assetto più salubre e vivibile. Una vecchia idea in grado di vincere le nuove sfide.
Oggi la città italiana con la rete tranviaria più estesa è Milano (157 chilometri), seguita da Torino (88,5), Roma (36) e Palermo (23,3 chilometri). Certo, i tram non sono la risposta all’intera domanda di mobilità urbana, ma di certo si stanno dimostrando in grado di rispondere adeguatamente alle sfide della transizione del trasporto pubblico. Dunque, cosa accadrà dopo il 2026 con la scadenza del Pnrr? Una risposta a questa domanda, al momento, non c’è. Ciò che invece sappiamo è che il tram resta uno dei migliori mezzi per aumentare la forza del trasporto pubblico e contribuire ad abbattere le emissioni generate dalla mobilità privata.