La permacrisi e l’augurio per il nuovo anno | Alessandro D’Avenia


Per il dizionario britannico Collins la parola del 2022 permacrisis (permanent crisis, crisi permanente): Un periodo esteso di instabilit e insicurezza. Si imposta all’attenzione mondiale in aprile quando Christine Lagarde, presidente della Banca Centrale Europea, ha detto: Alcuni dicono che viviamo in un’era di permacrisis: ci muoviamo da un’emergenza all’altra. Solo 10 anni fa abbiamo affrontato la peggiore crisi finanziaria dagli anni ’30, poi la peggiore pandemia dal 1919 e ora la pi grave crisi geopolitica in Europa dalla fine della guerra fredda.

Qualche ora fa, brindando, ci siamo di sicuro augurati una parola migliore per il nuovo anno. Quale? Sembrer paradossale ma la risposta nascosta proprio dentro permacrisi. Crisi era infatti il gesto, descritto nell’Iliade, di separare e scegliere i chicchi nella spiga. La pula finiva in un fuoco (di paglia) e il grano nel pane. Crisi quindi, non come vorrebbe Lagarde, uno stato permanente di emergenza senza sbocco e a cui siamo fatalisticamente sottoposti ma, come vuole Omero, uno stato di giudizio e impegno permanente: separare l’essenziale dal superfluo nel raccolto (dalla stessa radice di crisi vengono infatti parole come cer-nita, cer-tezza, de-creto, in/es-cre-mento…).

Insomma l’attuale stato permanente di crisi un passaggio necessario al nascere di qualcosa di nuovo. Che cosa?

L a crisi permanente la fine di alcuni aspetti dell’epoca moderna che per sei secoli ha scandito il senso del nostro tempo: se i nostri orologi lo segnano in senso orario perch cos si muove la luce solare su una meridiana nell’emisfero nord, dove fu inventato l’orologio meccanico (se lo fosse stato in quello sud le lancette ruoterebbero al contrario). Adesso entrato in crisi permanente ci che in questo modello di rapporto con il mondo non funziona pi:

1. Strappato alla natura ogni potere abbiamo ottenuto quello di autodistruzione: per la prima volta nella storia non abbiamo pi potere sul nostro potere. Liberatosi del senso del limite della cultura precedente, da pezzetto di natura (mondo antico) o creatura (mondo medievale) l’uomo si fatto creatore: non sottomesso alla natura n riceve il mondo in custodia, ma lo crea con la tecnica.

2. Quest’uomo senza limiti si paradossalmente ritrovato solo, atomo o individuo (due parole che significano indivisibile), ed ha dovuto costruire i legami sociali con il potere (politico, economico, culturale): la massa ha sostituito il popolo o la comunit.

3. La cultura, cio l’insieme delle invenzioni per umanizzare la vita in ogni ambito, si ispirata (la cultura nasce sempre dalla religione, cultura ha la stessa radice di culto) a una nuova fede: il progresso (il meglio sempre da venire e da fare, pi si accelera pi saremo felici). Ma l’accelerazione necessaria a estrarre dalla realt, divenuta miniera, ci che serve al Progresso spesso violenza (sfruttamento e inquinamento): la miniera si esaurisce, e noi con lei (la depressione la malattia del secolo). La crisi sar quindi permanente sino a che non trasformeremo questo tipo di rapporto con il mondo. La parola crisi ci aiuta ancora: in greco era anche il culmine di una malattia, oltre il quale o arrivava la guarigione o la fine.

La permacrisi sar salutare solo se cambieremo lo stile di vita che ci ha fatto ammalare:

1. la tecnica chiamata a mettersi al servizio del naturale contro ogni violenza trans-naturale o trans-umana;

2. la massa chiamata a stringere relazioni autentiche, legami che non sciolgano (la liquidit di Bauman) ma coniughino l’unicit della persona con il tutto;

3. la cultura chiamata alla cura e non all’esaurimento di ci che umano nell’uomo. A scuola, per esempio, la permacrisi c’ da anni. Abbiamo aumentato gli oggetti per rinnovare la didattica (nel culto del progresso la tecnica che dovrebbe salvarci) ma non siamo riusciti di pari passo a far progredire i soggetti, seguendoli uno a uno per scoprire ci in cui sono insostituibili per la comunit (la crisi della parola individuo potrebbe generare: insostituibile). Se il luogo fatto per umanizzare deprime insegnanti (burn out e precariato) e studenti (malessere e abbandono), va criticato. Non si tratta di buttare tutto ma di separare paglia e grano: tecnologia a beneficio dei soggetti (servizio), relazioni generative per scoprire l’insostituibile di ciascuno (comunit), cultura per aumentare l’umano nell’uomo (cura). Esempi di conseguenze concrete: costruzione di spazi (aule) abitabili e belli, non centrati sugli oggetti (banchi o strumenti digitali) ma sui soggetti (relazioni); ricerca del vero-bello-giusto basata sulla collaborazione e non sulla competizione; continuit didattica per garantire cammini educativi personalizzati nel tempo (ogni ragazzo speciale, cio specie protetta); sostituire la paura (prestazione) con la curiosit (presenza) come leva dell’apprendimento…

Nel recente G20 a Bali, Klaus Schwab, presidente del World Economic Forum, dettando la linea d’azione ai potenti del mondo, offriva come soluzione alla crisi… le cause stesse della crisi, contraddicendo i fini (sostenibilit, inclusione, transizione) con i mezzi proposti: Se consideriamo tutte le sfide possiamo parlare di multicrisi: economica, sociale, politica, ecologica e istituzionale. Ci che dobbiamo affrontare una profonda ristrutturazione sistemica del nostro mondo. Il mondo avr un aspetto differente dopo che avremo completato questo processo di transizione. Governo e imprese devono collaborare per diventare un pesce veloce, perch nel mondo di oggi non si tratta pi del pesce grande che mangia il pesce piccolo, ma del pesce veloce che mangia quello lento.

Ancora una volta un’idea di rapporto con il mondo moderna e quindi ormai vecchia: imporre dall’alto una ristrutturazione operata da governi e imprese (cittadini non pervenuti) mangiandosi gli uni gli altri grazie alla velocit. appena finito un secolo che ha mostrato i limiti di questa costruzione del mondo (definisco la mia identit attraverso lo scontro e lo sfruttamento dell’altro, mangiandolo): guerre nate da miti nazionalistici; malattie e danni ecologici scaturiti da esperimenti e sfruttamento senza limiti; eccidi di massa ispirati da ideologie belliche in cui la persona non conta nulla; ingiustizie sociali generate dall’accumulo di risorse nelle mani di pochi o dallo sfruttamento di categorie pi fragili…

Questi frutti mortiferi mostrano ci che manca all’emisfero in cui gli orologi segnano il tempo solo in un senso, ma che purtuttavia ha il merito di averli inventati. Il tempo ha anche un altro senso, non mi riferisco solo alle istanze che vengono dal sud (geografico e sociale) del mondo ma a un significato diverso: custodire e aumentare la vita di tutto e tutti.

La permacrisi pu diventare nascita: non finisce il mondo ma un mondo, perch ne nasca uno pi autentico. Sta a noi decidere se, nel nostro ambito di azione, far venire al mondo questo mondo nuovo o lasciarci paralizzare dalla paura (non resilienza ma resistenza, cio ri-esistenza, esistenza nuova).

La mia parola per il 2023 quindi permacritici: svegli e attenti a separare la paglia dal grano in ogni cosa. Buon inizio (di un mondo nuovo) a tutti!

1 gennaio 2023, 23:10 – modifica il 1 gennaio 2023 | 23:10



Fonte: https://www.corriere.it/alessandro-d-avenia-ultimo-banco/23_gennaio_01/permacrisi-5139db86-8a0d-11ed-807c-71f69c13595f.shtml

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