Le stime dell’Istituto Ifo certificano le difficoltà economiche della Germania
La crescita economica della Germania sembra essersi fermata: dopo il dato del 2023, che ha visto il Pil tedesco calare dello 0,3 per cento, le stime dell’Ifo di Monaco di Baviera indicano che anche quello corrente potrebbe essere un anno da dimenticare. L’istituto di ricerca ha infatti rivisto al ribasso le previsioni, passando da un incremento del prodotto interno lordo pari allo 0,4 per cento alla prospettiva di una crescita zero. Anche per il 2025 le stime sono state modificate, con un dato che passa dall’1,5 allo 0,9 per cento. “L’economia tedesca è bloccata in una crisi mentre altri Paesi avvertono la ripresa”, ha affermato Timo Wollmershaeuser, ricercatore dell’Ifo. Già a fine agosto il Destatis, l’Ufficio federale di statistica della Germania (Statistisches Bundesamt), aveva annunciato la contrazione dell’economia nazionale nel secondo trimestre del 2024, pari a –0,1 per cento rispetto al primo trimestre. Tale scenario ha suscitato i timori di una potenziale recessione, che in economia viene definita da due trimestri consecutivi di crescita negativa.
Nel commentare il rapporto dell’Istituto Ifo, Wollmershaeuser ha spiegato di voler evitare deliberatamente di usare il termine “recessione”, ma ha tuttavia evidenziato come l’economia tedesca sia indubbiamente “in crisi”, motivo per cui si potrebbe osservare in futuro una crescita media su base trimestrale compresa tra lo 0,1 e lo 0,2 per cento. “Ciò significa che molto spesso ci troveremo in situazioni in cui il Pil a volte è negativo e a volte positivo, semplicemente a causa delle normali fluttuazioni economiche”, ha spiegato Wollmershaeuser. “Non possiamo parlare di recessione ogni volta. Preferisco di gran lunga il termine crisi”, ha aggiunto. Il dato sull’inflazione, stando alle stime dell’Istituto Ifo, dovrebbe continuare a scendere anche nel 2024, attestandosi al 2,2 per cento rispetto al 5,9 per cento dell’anno precedente. L’inflazione sarebbe quindi entrata in una traiettoria discendente, calando ulteriormente al 2,0 per cento nel 2025 e all’1,9 per cento nel 2026, secondo le previsioni. Ciononostante, l’allentamento dell’inflazione non porterà ad un rilancio dei consumi, che dovrebbero rimanere deboli, a fronte di un tasso di risparmio attualmente all’11,3 per cento, significativamente al di sopra della media decennale del 10,1 per cento registrata prima della pandemia.
”Gli investimenti sono troppo scarsi, soprattutto nell’industria, e la produttività è stagnante da anni. La situazione degli ordinativi è negativa e l’aumento del potere d’acquisto non porta a un aumento dei consumi, ma piuttosto a maggiori risparmi a causa dell’inquietudine” dei cittadini, ha aggiunto Wollmershaeuser. Nel delineare un quadro generale che spieghi la contingenza attuale e le difficoltà economiche della Germania, il ricercatore Ifo ha citato la decarbonizzazione, la digitalizzazione, il cambiamento demografico, la pandemia di coronavirus, lo shock dei prezzi dell’energia e il ruolo mutevole della Cina nell’economia globale, tutti fattori che “stanno esercitando pressione sui modelli aziendali consolidati e costringendo le aziende ad adattare le proprie strutture produttive”.
L’annuncio dell’Istituto Ifo ha suscitato diversi commenti della stampa tedesca. ”La Germania ormai ribolle nella depressione economica”, ha titolato la testata ”N-tv” che vede però ”un piccolo barlume di speranza” relativamente alla previsione di una crescita dello 0,9 per cento per il prossimo anno. Il quotidiano ”Neue Buecher Zeitung” scrive invece che ”l’Istituto Ifo presenta previsioni spaventose per l’economia tedesca” e che ”non passa settimana senza che giungano nuove cattive notizie”. Il quotidiano economico ”Handelsblatt” rileva come ”la prevista stagnazione dell’Ifo è confermata da altri istituti di ricerca economica come il Wh di Halle e l’Rwi di Hessene e il Kiel Institute for the World Economy (Ifw)”. ”Die Welt” parla a sua volta di ”un vicolo cieco in cui la Germania è entrata con la recessione del 2023 e da cui non vede via d’uscita”. ”Quanto è grave la situazione dell’economia tedesca?” si chiede infine il ”Tagesschau” citando, come una delle principali cause, ”la forte crisi che sta attraversando l’industria automobilistica tedesca”.
Ad incidere in negativo sul sistema economico della Germania sono dunque elementi sia interni che esterni, ma il rallentamento (o persino lo stop) della “locomotiva d’Europa” difficilmente può essere sottovalutato dalle altre cancellerie del continente, a partire dall’Italia. Il nostro Paese vede infatti nella Repubblica federale il primo partner commerciale, sia come mercato di sbocco dell’export italiano, sia come nazione di provenienza dell’import in Italia. Una Germania in difficoltà o addirittura in recessione andrebbe a incidere anche sull’economia italiana, in una fase già di per sé delicata. Tuttavia, in uno studio pubblicato a fine 2023, Confindustria ha spiegato come la correlazione tra la crescita dell’Italia e quella della Germania sia calata notevolmente negli ultimi 15 anni, in particolare a partire dal 2014, arrivando allo 0,25, un dato inferiore rispetto a quello che ci lega a Spagna (0,50) e Francia (0,66). Dopo il periodo della pandemia di Covid-19, tale correlazione è leggermente aumentata, arrivando allo 0,40, ma il Pil italiano ormai “tende a muoversi maggiormente insieme a quello di Francia e Spagna”, con un dato che si attesta allo 0,80, a dimostrazione di un sistema produttivo che si mostra “sempre più slegato” da quello tedesco.
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