L’esplosione all’acquedotto di Ibar Lepenci inasprisce nuovamente le tensioni tra Kosovo e Serbia
L’area di Mitrovica, nel nord del Kosovo a maggioranza serba, si trova attualmente senza acqua potabile dopo l’esplosione avvenuta ieri sera all’acquedotto di Ibar Lepenci, non lontano dal comune di Zubin Potok. Decine di chili di esplosivo sono state detonate danneggiando la condotta di cemento che porta l’acqua dal lago di Gazivoda – che si estende ad ovest di Mitrovica al confine con la Serbia – sino all’estrema periferia di Pristina, dove viene utilizzata dalla centrale termoelettrica di Obilic. Un atto compiuto “in una zona difficile da controllare e strategica, progettato ad arte durante il fine settimana per dare più fastidio possibile” e per il quale “sembra sia già stato fermato un gruppo di sei o sette sospetti”, riferiscono fonti di “Agenzia Nova” a Pristina. “Grazie al lavoro di tecnici e operai, si è riusciti a scongiurare lo smottamento della centrale di Obilic che avrebbe determinato una serie di blackout in diverse aree del Paese”, aggiunge la fonte.
Nel frattempo, questa mattina il Consiglio di sicurezza del Kosovo ha tenuto una riunione straordinaria. In un comunicato diffuso al termine dell’incontro si riferisce che “secondo le prime indicazioni” il sabotaggio dell’acquedotto “sarebbe stato orchestrato dallo Stato serbo, che possiede la capacità per un simile atto criminale e terroristico”. Una tesi che era stata avanzata subito dopo l’esplosione dal premier kosovaro, Albin Kurti, che già nella tarda serata di ieri, ha condannato quanto accaduto sostenendo si trattasse di un “atto criminale” eseguito da “bande orchestrate e dirette dalla Serbia” allo scopo “di danneggiare una delle più importanti infrastrutture critiche del Paese” per “mettere in pericolo la fornitura di elettricità e acqua”. Accuse respinte da Belgrado che, tramite il ministro degli Esteri serbo, Marko Djuric, ha sostenuto invece “la possibilità di un auto-sabotaggio da parte di Pristina”. Il capo della diplomazia, inoltre, ha fatto sapere che la Serbia è pronta ad aiutare Pristina con assistenza finanziaria e tecnica.
Per il Kosovo si tratta della terza esplosione avvenuta nel nord del Paese nel giro di quattro giorni, in una settimana di grandi commemorazioni nel Paese in occasione della Giornata dell’Indipendenza dell’Albania, celebrata giovedì 28 novembre. Martedì, due granate sono state fatte esplodere nel cortile della stazione di polizia di Zvecan nel distretto di Mitrovica, poi una terza esplosione è avvenuta giovedì sera nei pressi del municipio della stessa città. Per questo motivo, riferiscono le fonti di “Agenzia Nova”, dall’alba di oggi “la Kfor (la missione della Nato in Kosovo) in coordinamento con le forze di polizia kosovare ha deciso di rafforzare la sua presenza e intensificare il controllo” nelle aree a Nord del Paese.
Un’escalation di tensioni che arriva a meno di una settimana dall’incontro del prossimo 5 dicembre a Bruxelles, quando i leader dei Balcani occidentali saranno chiamati a fare il punto sul loro percorso verso l’integrazione europea con la nuova commissaria per l’Allargamento Ue, Marta Kos. In quest’occasione, peraltro, verrà annunciato il via libera alla prima tranche di fondi europei nell’ambito del Piano di crescita dei Balcani occidentali, un programma del valore complessivo di 6 miliardi di euro. In quest’appuntamento, Serbia e Kosovo dovranno informare le autorità di Bruxelles sullo stato di avanzamento del processo di armonizzazione delle relazioni bilaterali con il rischio di uno stop all’erogazione dei fondi qualora l’Ue dovesse valutare uno stallo dei progressi nel dialogo Belgrado-Pristina.
Rimane ancora in forse invece l’incontro tra i capo negoziatori di Serbia e Kosovo a Bruxelles previsto per il prossimo 17 dicembre nel quadro del dialogo mediato dall’Ue. Ad ogni modo, in un momento in cui la Serbia è sotto continue pressioni da parte dell’occidente affinché aderisca alle sanzioni contro la Russia emesse in seguito all’invasione dell’Ucraina e mentre il Kosovo si trova nel mezzo della campagna elettorale in vista delle elezioni di febbraio “bisognerà vedere che cosa diranno i vari Stati membri” all’incontro del 5 dicembre “e che orientamenti decideranno di imprimere” tuttavia “rimane difficile da dimostrare, al di là delle accuse, il reale coinvolgimento di Belgrado, che molto argutamente si è affrettato a smentire” tutte le denunce giunte da Pristina per gli attacchi della scorsa settimana, conclude la fonte di “Agenzia Nova”.
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