L’Upb: prospettiva di crescita moderata per l’Italia non è ineluttabile

«La prospettiva di crescita moderata per l’Italia, nonostante i rischi al ribasso delle previsioni a causa delle tensioni commerciali e geopolitiche internazionali, non è ineluttabile». Così la presidente dell’Ufficio parlamentare di bilancio (Upb), Lilia Cavallari, presentando in Senato il Rapporto sulla politica di bilancio. Allo sviluppo dell’attività economica possono contribuire – è la tesi – una più decisa attuazione delle riforme e degli investimenti, anche oltre l’orizzonte del Pnrr. E un ulteriore impulso potrebbe derivare dal mercato del lavoro, se continueranno ad aumentare i tassi di partecipazione e verrà rafforzata la capacità di attrarre lavoratori qualificati.
«La linea di prudenza e responsabilità sulla finanza pubblica ha dato i suoi risultati e gli andamenti dei conti sono apprezzabili anche alla luce del deterioramento dello scenario macroeconomico internazionale, ma deve essere mantenuta con impegno e costanza per tenere alta la fiducia dei mercati, delle famiglie e delle imprese. Occorrono capacità di visione e trasparenza – ha aggiunto la presidente – per assicurare finanze pubbliche stabili e accompagnare le trasformazioni dell’economia e della società, sbloccandone il potenziale di crescita».
Dazi, stime soggette a margini di aleatorietà
Un contesto internazionale già fragile si è deteriorato rapidamente quest’anno, con l’inasprimento della guerra commerciale avviata dagli Stati Uniti d’America. Le stime dell’impatto economico delle nuove barriere commerciali indicano effetti avversi, notevolmente differenziati tra paesi e settori, ma la loro quantificazione è soggetta a margini di aleatorietà, legati alle reazioni degli attori coinvolti. Molto dipenderà dalla durata dei dazi, dalle ritorsioni di altri paesi e dalle reazioni di mercati, imprese, famiglie e, non secondariamente, delle banche centrali.
Secondo le stime dell’Upb i settori dell’economia italiana più colpiti dai dazi degli Stati Uniti sarebbero l’industria farmaceutica, l’attività estrattiva e la produzione di autoveicoli, con perdite occupazionali più significative nei comparti della fabbricazione dei prodotti in metallo, di macchinari e nel settore tessile. L’attività estrattiva segnerebbe una forte perdita di valore aggiunto, in quanto è fortemente interconnessa con le diverse attività manifatturiere; effetti rilevanti, sebbene indiretti, riguarderebbero alcuni comparti dei servizi come le attività professionali (studi di architettura, ingegneria, legali, contabilità e gestione), la pubblicità e i servizi di ricerca e fornitura del personale.
Il quadro macroeconomico
Per l’economia italiana il 2024 si è concluso con una crescita dello 0,7 per cento, per la prima volta dal 2021 al di sotto dell’area dell’euro (0,9 per cento). Accanto a un modesto incremento dei consumi delle famiglie (0,4 per cento), frenati dall’aumento della propensione al risparmio, si è evidenziato il rallentamento degli investimenti (0,5 per cento); «l’accumulazione di capitale sembra avere esaurito la robusta dinamica post pandemica, ma è stata trainata dalla componente delle costruzioni e dei prodotti della proprietà intellettuale». La produzione industriale l’anno scorso è rimasta debole, «ma negli ultimi mesi sono emersi alcuni segnali di lieve ripresa; nel complesso del 2024 il valore aggiunto è stato prevalentemente sospinto dai servizi». L’inflazione lo scorso anno si è ridotta all’1,0 per cento, risalendo comunque verso quota 2,0 nei mesi recenti. L’occupazione ha segnato un aumento dell’1,6 per cento e il tasso di disoccupazione si è ridotto al 6,5 per cento; parallelamente, le retribuzioni contrattuali sono aumentate del 3,0 per cento nel 2024, più dell’inflazione, sebbene in termini reali rimangano ancora significativamente inferiori ai livelli del 2021.