meno 230 litri d’acqua al secondo da Siciliacque e meno 94% dall’invaso del Fanaco
Lo scorso anno, fra agosto e settembre, Siciliacque forniva 614 litri al secondo. Adesso sono invece 384. E non è questo, non soltanto almeno, il dato che preoccupa perché l’invaso del Fanaco è passato dal fornire 320 litri al secondo ad appena 21 litri al secondo, con un decremento pari al 94%. Le ricadute sono inevitabili, e ben evidenti, nei centri collinari di Casteltermini e San Giovanni Gemini, in primis, ma anche a Canicattì. La naturale progettazione delle reti idriche, tendono quindi ad avvantaggiare i Comuni costieri. Tanto è emerso dalla riunione, convocata e presieduta ieri dal prefetto di Agrigento Filippo Romano, alla quale hanno partecipato i sindaci di Agrigento e Canicattì, il presidente di Ati, i vertici di Aica e di Siciliacque nonché i componenti
della cabina di regia regionale e provinciale.
Trovati numerosi pozzi in zone sulfuree: si punta ai potabilizzatori, ma serve anche armonizzare i costi del servizio autobotti
La soluzione immediata alla grave carenza è, come già più volte evidenziato durante i vertici sulla crisi idrica, mettere in esercizio nuovi pozzi o potabilizzare le risorse idriche che, pur essendo già presenti non ne permettono l’utilizzo umano, in attesa di creare nuovi impianti di dissalazione, per i quali la Protezione civile regionale ha assicurato, per l’immediato e futuro impegno.
L’Aica, con l’imprescindibile ausilio dei Comuni, ha già individuato nuovi pozzi e continua a ricercare nuove fonti di approvvigionamento. È stato però chiarito – durante il vertice – che lungo la rete idrica provinciale ci sono “punti favoriti”, che attingono con maggior facilità alle nuove risorse idriche, e “punti sfavoriti” che, per la loro posizione, stentano ad attingervi.
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