Mirziyoyev punta a un nuovo mandato di sette anni


Quasi 20 milioni di cittadini dell’Uzbekistan sono chiamati alle urne oggi, domenica 9 luglio, per le elezioni presidenziali anticipate, convocate dal capo dello Stato Shavkat Mirziyoyev dopo l’approvazione del referendum costituzionale dello scorso 30 aprile. La nuova carta fondamentale ha modificato l’assetto istituzionale rafforzando i poteri del parlamento e potenziando la tutela dei diritti umani nel Paese centrasiatico, ma ha anche esteso da cinque a sette anni il mandato presidenziale. Forte del risultato del referendum, approvato dal 90,61 per cento degli elettori, Mirziyoyev si sottopone per la terza volta al test del voto popolare, ma stavolta con la prospettiva di allungare la propria presidenza fino al 2030 o, virtualmente, fino al 2037. Storico primo ministro e braccio destro di Islam Karimov, che guidò l’Uzbekistan nella difficile transizione da Repubblica sovietica a Stato indipendente, Mirziyoyev ha vinto le elezioni presidenziali del 2016, poche settimane dopo la morte del suo predecessore, con l’88,6 per cento dei voti, e quelle del 2021 con l’80,3 per cento.

Sono pochi gli osservatori che mettono in dubbio la vittoria dell’attuale presidente. A sfidarlo sono Ulugbek Inoyatov, del Partito democratico popolare; Abdushuqur Khamzayev, del Partito ecologista; Robakhon Makhmudova, del partito Adolat (Giustizia). Alisher Qodirov, leader del partito Milliy Tiklanish (Rilancio nazionale) che scese in campo contro Mirziyoyev nel 2021, ha deciso stavolta di appoggiare la ricandidatura del capo dello Stato, spiegando che le riforme contenute nella nuova Costituzione hanno centrato molti degli obiettivi della sua piattaforma elettorale. Un altro potenziale sfidante di Mirziyoyev, Khidirnazar Allakulov, non ha potuto invece candidarsi perché non è riuscito a raccogliere le firme necessarie a registrare nelle liste del ministero della Giustizia il suo partito Hakikat, tarakkiyot e birdamlik (Verità, progresso e solidarietà).

In caso di vittoria, il presidente potrà portare avanti con maggiore decisione la strategia per la costruzione di un “Nuovo Uzbekistan”. La campagna elettorale – lanciata a sorpresa dalla città di Nukus, capitale del Karakalpakstan, dove lo scorso anno vi erano stati disordini per le proteste contro un emendamento costituzionale poi ritirato – si è concentrata su questioni sociali, in particolare sul rafforzamento dell’istruzione, con la promessa di pasti gratis nelle scuole elementari, linee di scuolabus nelle aree remote del Paese, incentivi agli studi universitari per le famiglie dei lavoratori immigrati e asili nido per i bambini delle famiglie a basso reddito. Sui social media la campagna è stata coordinata dalla figlia di Mirziyoyev, Saida, che lavora nell’amministrazione presidenziale e che è da tempo impegnata sul fronte del rinnovamento degli istituti scolastici nelle aree periferiche del Paese. Il presidente è forte anche di una crescita economica sostenuta negli ultimi anni, con un’espansione del Pil del 5,7 per cento nel 2022 e investimenti diretti esteri per circa 10 miliardi di dollari nello stesso anno, quasi tre volte la cifra raggiunta nel 2017.

Soprattutto, una netta vittoria elettorale darà nuova linfa all’attivismo internazionale del presidente uzbeco. Molto più propenso a viaggiare all’estero rispetto al suo predecessore, Mirziyoyev è stato lo scorso giugno a Roma, dove ha firmato con il presidente del Consiglio Giorgia Meloni una dichiarazione congiunta per elevare le relazioni bilaterali al rango di partenariato strategico. L’Italia è il secondo Paese europeo, dopo l’Ungheria lo scorso anno, a firmare un simile accordo con l’Uzbekistan. L’obiettivo di Tashkent è di far leva sulla propria posizione geografica, in una regione al centro dei traffici commerciali tra l’Europa e l’Asia, per accrescere il proprio peso specifico sulla scena internazionale, in particolare sui dossier più cruciali per il futuro del Paese. Tra questi, in particolare, la lotta ai cambiamenti climatici – il surriscaldamento globale, con il drammatico prosciugamento del Lago Aral, mostra i suoi effetti in Uzbekistan più che altrove – e la situazione nel vicino Afghanistan, che si teme possa tornare a essere fonte di destabilizzazione dopo il ritorno al potere dei talebani. Mirziyoyev, alla luce delle difficoltà della Russia a conservare la propria storica influenza in Asia centrale dopo lo scoppio della guerra in Ucraina, guarda anche con molto interesse al rafforzamento dei legami con la Cina, divenuta di recente il principale partner commerciale del Paese.

Le elezioni saranno monitorate da 971 osservatori. Molti sono stati inviati dall’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa (Osce), dall’Organizzazione per la cooperazione di Shanghai (Sco), dalla Comunità degli Stati indipendenti (Csi), dal consiglio dell’Organizzazione degli Stati turchi e dall’Organizzazione per la cooperazione islamica; altri (340) arrivano da circa 50 Paesi stranieri. Sull’esito del voto, in un Paese con un’età media di circa 29 anni, peseranno molto le preferenze dei più giovani: alle urne sono chiamati 6,5 milioni di cittadini sotto i 30 anni di età. La Commissione elettorale, frattanto, ha reso noto che 376.623 elettori (101 mila dei quali all’estero) hanno già espresso un voto anticipato tra il 28 giugno e il 5 luglio. Nel Paese sono stati installati 10.784 seggi elettorali, tra i quali 56 in 39 Paesi all’estero.



Fonte: https://www.agenzianova.com/news/oggi-elezioni-presidenziali-in-uzbekistan-mirziyoyev-punta-a-un-nuovo-mandato-di-sette-anni/

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