Niente Israele nella distribuzione: gli Usa scelgono una via autonoma per gli aiuti a Gaza


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Una crisi umanitaria che non può più aspettare
La Striscia di Gaza è allo stremo. Da oltre due mesi, il blocco imposto da Israele ha reso impossibile l’arrivo di beni essenziali. La popolazione civile è stretta nella morsa della fame, aggravata da bombardamenti e isolamento. Ora, gli Stati Uniti decidono di intervenire direttamente, rompendo con la consuetudine diplomatica che ha visto spesso Israele coinvolto nella gestione degli aiuti nella regione.
Il nuovo piano americano: aiuti senza Israele
L’annuncio è chiaro: Israele non parteciperà alla distribuzione degli aiuti alimentari. A dirlo è l’ambasciatore Usa in Israele, Jack Lew Huckabee, specificando che Tel Aviv sarà coinvolta solo per la sicurezza militare, considerata la natura estremamente pericolosa dell’area.
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Ma la logistica, il trasporto e la consegna del cibo saranno gestiti dagli Usa e da partner internazionali, senza l’intermediazione israeliana. Si tratta di un gesto senza precedenti nella storia recente degli aiuti a Gaza, che potrebbe cambiare gli equilibri geopolitici della zona.
Perché questa scelta? Tra politica, pressione e urgenza
La decisione americana nasce da pressioni internazionali, ma anche da un’urgenza sempre più evidente: la fame come arma di guerra sta diventando insostenibile agli occhi dell’opinione pubblica globale. Le immagini di bambini malnutriti e ospedali al collasso hanno spinto Washington a rompere gli indugi.
Escludere Israele dalla gestione diretta degli aiuti è un segnale forte: l’indipendenza operativa americana è anche un messaggio politico. Gaza ha bisogno di cibo, non di mediazioni che rallentino o condizionino gli interventi umanitari.
Le reazioni: silenzio da Tel Aviv, cautela a Washington
Al momento, il governo israeliano non ha rilasciato commenti ufficiali. Tuttavia, analisti e media vicini all’esecutivo parlano di “una decisione che potrebbe creare tensioni” tra i due alleati storici. Gli Stati Uniti, intanto, confermano la volontà di proseguire nel sostegno umanitario, tenendo fuori da questa fase le logiche militari e di controllo del territorio.
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