«Parlo ancora con Luca Dovevo essere con lui quando venne ucciso»- Corriere.it


di Micol Sarfatti

Zakia Seddiki la vedova di Luca Attanasio, l’ambasciatore italiano in Congo assassinato in un agguato, il 22 febbraio 2021, mentre viaggiava su un convoglio del World Food Programme. Alle nostre tre figlie dico che pap su una stella e ci segue dappertutto. Non ho rancore, ma chiedo giustizia

Il 22 febbraio 2021 Zakia Seddiki bloccata nel traffico di Kinshasa. Sta accompagnando le figlie all’asilo. In macchina parla al telefono con il marito, ma il rumore dei clacson rende difficile la comunicazione. Lo saluta e gli dice che prover a richiamarlo quando lui avr finito con i suoi impegni di lavoro. Non si sentiranno mai pi. Suo marito, il suo grande amore, Luca Attanasio, 43 anni, ambasciatore italiano in Congo. Quel giorno viene ucciso in un agguato nei pressi di Kibumba, al confine con il Ruanda, mentre viaggia su un convoglio del World Food Programme, l’agenzia delle Nazioni Unite che fornisce assistenza nelle emergenze alimentari. Muoiono anche l’agente di scorta Vittorio Iacovacci e l’autista Mustapha Milambo. Zakia ricorda quelle ore con voce sottile, ma ferma. Dovevo andare con lui. Ero interessata alla missione, ma non avevo trovato nessuno che mi tenesse le bambine nel pomeriggio. Oggi ha 38 anni e vive a Roma con la madre che si trasferita dal Marocco per darle una mano con le tre figlie: Sofia, 6 anni, e le gemelle Lilia e Miral, 4 anni e mezzo.
Come ha conosciuto Luca?
Era console in Marocco, il mio Paese. Ci ha presentati il giorno di San Valentino un amico comune a Casablanca, ai tempi lavoravo nel settore alberghiero. Colpo di fulmine? Sono rimasta incantata dalla sua semplicit. stata un’alchimia, qualcosa di speciale. La nostra storia subito decollata ed continuata anche tra le difficolt, abbiamo sempre avuto voglia di camminare insieme. Io mi sono subito messa a studiare l’italiano perch lui parlava malissimo francese ( ride), ma non mi servito perch migliorato lui. Ho iniziato a prendere sicurezza con la sua lingua solo quando siamo tornati a Roma.
A quali difficolt si riferisce?

Per seguire Luca ho lasciato il lavoro e vissuto in zone del mondo non certo tranquille. Dopo Casablanca siamo stati solo per un breve periodo a Roma, poi siamo volati in Nigeria, ad Abuja. L nata Sofia, ma qualche tempo dopo ho dovuto lottare con una malaria violenta al termine della quale ho avuto un aborto. Quando Luca mi ha parlato di un possibile trasferimento in Congo ero molto provata, all’inizio non volevo seguirlo. Mi sono convinta perch ho capito che per lui era davvero una grande occasione e volevo condividere questa avventura. A Kinshasa sono arrivate Lilia e Miral, ho scelto per loro due nomi di fiori. Miral, in particolare, una pianta che sboccia nel deserto palestinese, ha in s qualcosa di miracoloso, come le nostre bambine. Entrambi non avevamo in famiglia gemelli, eppure sono arrivate loro due.
Il Congo un Paese complesso, attraversato da tensioni politiche e militari. Avevate paura?

S, penso fosse inevitabile. Pi volte abbiamo annullato viaggi e spostamenti perch non eravamo convinti delle misure di sicurezza. Luca era sempre molto attento.

Poi il maledetto 22 febbraio 2021.
Lui si fidava del World Food Programme, ma ha sbagliato. Non dovevano percorrere un tratto di strada tanto pericoloso, stata una follia. Quel giorno fu tremendo. Sono stata avvisata solo a tarda sera dall’ambasciatore dell’Unione Europea e ho avuto la conferma definitiva all’ambasciata italiana.

Cosa ha detto alle sue figlie?
All’inizio solo che pap era andato in un posto segreto, ho preso tempo. Poi ho spiegato che c’era stato un brutto incidente, i medici avevano fatto il possibile per salvarlo, ma non ci erano riusciti. L’elaborazione del lutto un lungo viaggio che stiamo facendo insieme, ci lavoriamo giorno dopo giorno. Ora sanno che il padre su una stella speciale e ci segue ovunque. sempre con noi.
La conversazione viene interrotta all’improvviso proprio da Lilia e Miral. Chiedono, in francese, dei dolcetti della calza della Befana. La mamma dice loro di aspettare. Obbediscono.
Nel processo per l’omicidio di suo marito, di cui attesa la sentenza, sono imputati due commissari Onu, Rocco Leone e Mansour Luguru Rwagaza, responsabili della trasferta. Secondo gli inquirenti non rispettarono le regole di sicurezza.

Ho fiducia nella giustizia. Credo che, finalmente, questo processo stia portando a galla la verit. Dobbiamo sapere cosa successo davvero a Luca, un uomo delle istituzioni. Tutti abbiamo bisogno di questa verit, io, come moglie e madre delle sue figlie, ma anche i cittadini italiani. Coloro che sono stati la causa di questa tragedia e sono rimasti in vita vanno messi di fronte alle loro responsabilit.
in contatto con i familiari di Vittorio Iacovelli, il carabiniere che scortava Luca, morto anche lui nell’agguato?

S, con la sua famiglia ci siamo visti pi volte. Sono molto legata a tutti i ragazzi della scorta che ci hanno protetto e seguito nei nostri quattro anni a Kinshasa. A Natale sono stata a Gorizia con le bambine per andare nella caserma del 13 reggimento, da cui provenivano i carabinieri in servizio all’ambasciata. Sono persone a cui sono molto grata.
Prova rabbia?

Ho un dolore devastante che non andr mai via, ma un sentimento diverso dalla rabbia. Voglio la verit, lo ripeto, perch il sangue di Luca, Vittorio e Mustapha, non deve essere stato versato invano. Non riesco per a provare rancore, non ho sentimenti negativi nemmeno verso il Congo, da cui pure sono andata via all’improvviso e in modo traumatico. Le donne, gli uomini e i bambini di questo Paese sono in grande difficolt e non vanno lasciati soli.
Per questo ha deciso di portare avanti Mama Sofia, l’associazione in sostegno della popolazione congolese fondata nel 2017, di cui suo marito era presidente onorario.

un modo per onorare la sua memoria e continuare a trasmettere i suoi valori. Era orgoglioso del mio lavoro e ho bisogno di avere ancora questa sensazione, sentire la sua gioia e la sua approvazione. Credo che non si debba rispondere alla violenza con altra violenza, non sono stati gli abitanti del Congo a uccidere Luca. Con Mama Sofia portiamo avanti programmi dedicati all’istruzione, alla sanit e alla distribuzione di acqua potabile. Cerchiamo di unire istituzioni, terzo settore e imprese, era il metodo di lavoro di mio marito, faceva sempre cose concrete. Gli abbiamo intitolato anche un progetto che assegna borse di studio e uno specifico per l’infanzia.
Parla mai con Luca?

Ogni sera. Mi confronto con lui, gli faccio delle domande. Sono fortunata perch lo sogno spesso. Il nostro legame era fondato sul dialogo e continua ad essere cos. Oltre alle vostre figlie, qual la cosa pi preziosa che le ha lasciato? L’Amore. Con la A maiuscola.

21 gennaio 2023 (modifica il 21 gennaio 2023 | 19:00)



Fonte: https://www.corriere.it/sette/esteri/23_gennaio_21/zakia-seddiki-vedova-dell-ambasciatore-attanasio-parlo-ancora-luca-dovevo-essere-lui-quando-venne-ucciso-2df2ed98-9813-11ed-a8ba-307a461da0c0.shtml

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