Referendum, perché con 12 milioni di voti l’opposizione dirà di aver vinto anche senza quorum



Doveva essere la spallata decisiva al governo di destra a guida Giorgia Meloni, con tutte le opposizioni unite attorno alla battaglia contro l’autonomia differenziata targata Lega, la “spacca Italia”. La foto del settembre scorso, con tutti i leader del campo largo davanti alla Cassazione per il deposito del milione e trecentomila firme contro la legge Calderoli, sembrava segnare davvero l’inizio di qualcosa di nuovo: la segretaria del Pd Elly Schlein accanto al leader della Cgil Maurizio Landini, il presidente del M5s Giuseppe Conte accanto alla renziana di ferro Maria Elena Boschi.

Lo stop della Consulta all’autonomia differenziata e il “cambio verso” della campagna referendaria

Ma poi ci ha pensato la Corte costituzionale a togliere dal campo politico uno scontro tra Nord e Sud che avrebbe davvero rischiato di spaccare il Paese: prima, a novembre 2024, con la sentenza che ha praticamente riscritto la legge Calderoli bocciandola in ben sette punti; poi, lo scorso gennaio, con la decisione di stoppare il referendum come conseguenza della riscrittura della legge oggetto del quesito. Ed è così che il campo largo si è subito disperso: oggetto del voto popolare dell’8 e 9 giugno sono rimasti il quesito che mira ad abbassare da 10 a 5 gli anni di residenza necessari a richiedere la cittadinanza italiana, e qui Conte ha lasciato libertà di voto sfilandosi sull’insidioso tema dell’immigrazione, e i quattro quesiti sul lavoro presentati dalla Cgil di Landini che mirano a cancellare quel che resta del renziano Jobs act, e qui è lo stesso Pd a dividersi.

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La guerra in casa Pd: riformisti per il “no” sul Jobs Act contro la svolta a sinistra di Schlein

In casa dem è già guerra: da una parte sono schierati i difensori della riforma sostenuta da tutto il partito dieci anni fa, quando Matteo Renzi era premier e segretario del Pd, e che ora non hanno nessuna intenzione di fare pubblica abiura e di disconoscere il loro operato (da Lorenzo Guerini a Graziano Delrio, da Alessandro Alfieri a Simona Malpezzi, da Marianna Madia a Pina Picierno fino ai “liberal” di LibertàEguale di Enrico Morando, Giorgio Tonini e Stefano Ceccanti); dall’altra c’è la nuova dirigenza intenzionata (sono parole di Schlein) a «riconnettersi sentimentalmente» con il mondo del lavoro e con il suo sindacato di riferimento per imprimere una definitiva svolta a sinistra alla linea politica. Anche sorvolando sul fatto che l’effetto del referendum, se passasse, non sarebbe il ritorno all’articolo 18 del vecchio Statuto dei lavoratori bensì il ritorno alla riforma Monti, addirittura peggiorativa rispetto all’attuale in materia di licenziamenti (massimo 24 mesi di mensilità invece degli attuali 36 come indennizzo).

Il miraggio del quorum e il nuovo obiettivo: 12 milioni alle urne, come gli elettori del centrodestra

Intanto il quorum del 50% più uno degli aventi diritto appare sempre più un miraggio: secondo i sondaggi i cittadini intenzionati a recarsi alle urne non arrivano a un mese dal voto al 40%, e di certo non aiuta né silenzio televisivo calato sull’appuntamento, e sul quale è già arrivato il warning dell’Agcom, né l’invito dei big del centrodestra a disertare le urne con la motivazione che si tratta «di una resa dei conti interna al Pd». Senza più il traino dell’autonomia differenziata, appare difficile che gli altri temi possano portare al miracolo, visto che negli ultimi 25 anni il quorum è stato centrato solo una volta (nel 2011 su nucleare e acqua pubblica). Da qui il numero magico che circola da qualche giorno tra Cgil e Largo del Nazareno: 12 milioni alle urne. Meno della metà della metà degli aventi diritto, certo, ma pur sempre lo stesso numero di cittadini che hanno scelto il centrodestra alle ultime elezioni politiche. Non sarebbe una vittoria ma neanche una sconfitta. E sarebbe un segnale politico forte alla premier Meloni. Per la spallata ci sarà poi tempo, così come per i conti all’interno del Pd.



Fonte: https://www.ilsole24ore.com/art/referendum-perche-12-milioni-voti-l-opposizione-dira-aver-vinto-anche-senza-quorum-AHxDvhm

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