«Se abbiamo sbagliato paghi la dirigenza. Era una squadra che univa l’Avvocato e gli immigrati»- Corriere.it


di Alba Parietti

Dagli anni d’oro del passato al difficile presente: da un lato ci sono le plusvalenze e l’acquisto di Cristiano Ronaldo a posteriori sembra uno scandalo , ma in quel momento serviva qualcuno che alzasse il gradimento

Questo servizio di Alba Parietti, pubblicato su 7 in edicola il 30 dicembre, fa parte del numero speciale che il magazine del Corriere ha dedicato all’anno appena trascorso, con una carrellata di personaggi e storie – dalla A di Amini alla Z di Zelensky – che raccontano, con un alfabeto di persone e parole, eventi e protagonisti del 2022. Lo proponiamo online per i lettori di Corriere.it in occasione della ripresa del campionato, il 4 gennaio, che vede la Juventus impegnata alle 18,30 contro la Cremonese

Che effetto mi fa pensare alla Juventus. Pensare al calcio, che è stata la grande occasione della mia vita, e non me lo sarei aspettata. Ho iniziato a lavorare nelle televisioni private del Piemonte dai quattordici anni. Ho cominciato a Videogruppo e Grp. Ero una ragazzina e quando, ormai arrivata a ventotto anni, mi chiamarono da Telemontecarlo per Galagoal, io ci avevo praticamene rinunciato al sogno di diventare una grande donna di televisione. Non avevo trent’anni, se ci penso ero veramente giovane. Ma sulle spalle avevo il peso di tanta gavetta che non aveva portato a molto. Invece, è stato proprio in quel 1990, con i Mondiali in Italia, una chiamata inaspettata e uno sgabello di cui alla fine si parla ancora oggi, che tutto è arrivato. Un po’ quello che mi è successo con l’amore. Il vero amore che ho incontrato oggi, a sessant’anni, quando ormai la speranza non era persa, era morta.

Padre del Toro

Non sono mai stata più felice. La mia storia è nota. Mio padre Francesco, il mio grande padre, era un chimico. Ed era, soprattutto, un partigiano. Il suo nome di battaglia era Naviga. Alba non è un nome casuale, è la città dove lui ha combattuto, nelle Langhe. Mio padre non avrebbe mai potuto che tifare Toro, per tutto ciò che rappresentava. Dobbiamo capire cos’era Torino all’epoca. Il Toro era la squadra della sinistra operaia che aveva rafforzato, ancora di più, la sua leggenda dopo la tragedia del Grande Torino. Era anche una città che stava vivendo grandi difficoltà e tensioni che si manifestavano attraverso le migrazioni dal Sud Italia. Restava però sempre un salotto, come oggi. La Juventus era un’altra cosa dal Toro, era la squadra dove tutti gli immigrati, quelle stesse persone che venivano spesso emarginate dai miei concittadini, potevano riconoscersi, potevano tifare. Juventus: già il nome garantiva altro. La Juve era una promessa di vittoria, aveva quell’ allure in più un po’ da yuppie (ve li ricordate?). E io, nonostante amassi tanto mio papà, ogni tanto ce l’avevo proprio forte quella voglia di vincere. Ricordo che Boniperti, quando conducevo Galagoal, scrisse un biglietto a mio figlio Francesco, che oggi è secondo me uno dei commentatori più competenti della Juventus (passione che ha ereditato soprattutto da suo padre Franco Oppini), in cui gli diceva che era felice che fosse uno juventino, «così da grande non rischi di soffrire come la mamma». Non era sicuro che non fossi del Toro.

Calciatori e famiglia “reale”

I calciatori della Juve erano blindatissimi, molto più di quanto lo siano i giocatori di oggi. Però ogni tanto si vedevano in giro, in qualche bar. Erano i tempi di Cabrini – il bell’Antonio che stava già con Consuelo che poi è diventata sua moglie e la madre dei suoi figli -, di Tardelli. Del Toro ricordo Pulici… erano l’unica cosa che frizzava un po’ a Torino, che era una città morta rispetto a Milano dove succedeva tutto. Io però non ho mai avuto l’intenzione di correre dietro a nessuno di loro, di essere la fidanzatina di… Mai stata così, neppure con il potere. E il potere era l’Avvocato. Gianni Agnelli era incredibilmente carismatico, tutti lo imitavano, anche nelle piccole cose come l’orologio sul polsino. Gli Agnelli erano la famiglia reale italiana, quando lui chiamava non è che riuscivi a dirgli: «Scusi sto lavorando, ci risentiamo», a Torino, per educazione, ci si dà sempre del lei.

Presente difficile

In quel periodo in cui diventai improvvisamente un’icona, mi telefonava spesso: gli piaceva chiacchierare, mi chiedeva di un mio flirt di cui si vociferava con un calciatore. Una volta andai a un raduno di inizio stagione e portai fortuna. Da lì in avanti mi invitarono a tutte le partite, Francesco sempre con me. Credo che uno dei suoi ricordi più belli insieme alla mamma risalga al 2001-2002, davanti allo Stadio Comunale. C’era Ancelotti allenatore, e c’è questa foto con Bettega, Moggi, Giraudo, Trezeguet, Del Piero… Nel 1996 fui la madrina della Coppa dei Campioni che la Juve vinse contro l’Ajax: avevo un abito verde metallizzato di Versace meraviglioso. Che la Juve oggi sotto inchiesta per le plusvalenze abbia sbagliato non v’è dubbio. Da un lato ci sono le plusvalenze. Se c’è stato un falso in bilancio pagherà la dirigenza. L’acquisto di Cristiano Ronaldo a posteriori sembra uno scandalo. Ma in quel momento serviva qualcuno che alzasse il gradimento e lui il suo l’ha fatto con 110 goal e 5 trofei vinti: due scudetti, due Coppa Italia e una Super Coppa Italiana.

(ha collaborato Francesca Angeleri)

4 gennaio 2023 (modifica il 4 gennaio 2023 | 08:16)



Fonte: https://www.corriere.it/sette/attualita/23_gennaio_04/j-come-juventus-se-abbiamo-sbagliato-paghi-dirigenza-era-squadra-che-univa-l-avvocato-immigrati-040c445e-878b-11ed-a82c-3a1d84a66a2f.shtml

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