sfiorata una collisione tra le navi della Guardia costiera di Cina e Filippine


Le forze navali di Cina e Filippine sono state protagoniste di un nuovo incidente nel Mar Cinese Meridionale, rivendicato da Pechino quasi nella sua totalità. Lo riporta oggi il quotidiano edito a Hong Kong “South China Morning Post”, precisando che l’incidente si è verificato domenica scorsa nei pressi della secca di Second Thomas, parte del conteso arcipelago Spratly. Durante un pattugliamento nelle acque al largo della secca, situata a circa 194 chilometri dalla provincia filippina di Palawan, una nave della Guardia costiera cinese ha intimato a due motovedette della Guardia costiera di Manila di invertire “immediatamente” la rotta, denunciando una violazione della sovranità cinese in quelle acque. Dopo aver paventato non meglio specificate “contromisure” via radio, l’imbarcazione cinese si è portata a circa 40 metri dalla prua di una delle navi filippine, il Malapascua, sfiorando una collisione all’imboccatura della secca. L’impatto è stato evitato solo grazie alle manovre del capitano Rodel Hernandez, il quale ha dichiarato ai giornalisti di essere stato costretto a effettuare una virata improvvisa e di avere abbandonato immediatamente l’area per garantire la sicurezza del personale a bordo. La nave trasportava infatti anche diversi corrispondenti della stampa internazionale, invitati da Manila ad unirsi al pattugliamento per testimoniare la condotta sempre più aggressiva di Pechino nel Mar Cinese Meridionale. Prima dell’incidente, una nave della Marina cinese aveva affiancato le due motovedette filippine nei pressi della barriera corallina di Subi, intimando ai capitani di “partire immediatamente e tenersi alla larga dall’area”.

I rapporti bilaterali tra i due Paesi attraversano un momento delicato. Il 24 marzo si è tenuto a Manila il settimo incontro del Meccanismo di consultazione bilaterale sulle acque contese, in cui le Filippine sono state rappresentate dalla sottosegretaria agli Esteri, Theresa Lazaro, e la Cina dal viceministro degli Esteri, Sun Weidong. Lazaro ha sollecitato la Cina a non ricorrere “alla coercizione e alle intimidazioni” nell’ambito delle dispute marittime che vedono protagonisti i due Paesi nel Mar Cinese Meridionale, ricordando l’impegno preso da Xi e Marcos a trovare una soluzione pacifica. “Filippine e Cina concordano che le questioni marittime non rappresentano la totalità delle relazioni bilaterali tra i nostri Paesi. Tuttavia, le questioni marittime restano una seria preoccupazione per il popolo filippino”, ha detto la funzionaria. Il Meccanismo di consultazione è stato istituito nel 2017, come canale per consentire a Manila e Pechino di gestire direttamente le loro controversie territoriali. Il precedente incontro si era tenuto in videoconferenza nel maggio del 2021.

All’inizio di aprile il governo delle Filippine ha identificato quattro nuovi siti militari che potranno ospitare forze statunitensi a tempo indeterminato nel quadro degli accordi di cooperazione militare con Washington. Il segretario alla Difesa nazionale Carlito Galvez ha precisato che tra i nuovi siti figurano la base navale di Santa Ana e l’aeroporto internazionale di Lal-lo, entrambi nella provincia settentrionale di Cagayan. Si tratta di due siti che consentono agli Stati Uniti d’inviare forze combattenti in una zona a soli 400 chilometri di distanza dall’isola di Taiwan, che Pechino rivendica come parte inalienabile del proprio territorio. Gli altri due si trovano nella provincia settentrionale di Isabela e sull’isola di Balabac, nella provincia occidentale di Palawan, sulla costa del Mar Cinese Meridionale. Anche in questo caso la designazione non è casuale: la Cina rivendica la propria sovranità su quasi l’intero Mar Cinese Meridionale nonostante l’opposizione degli altri Paesi rivieraschi e nonostante la sentenza di un tribunale di arbitrato internazionale de L’Aia che nel 2016 diede ragione alle Filippine e bocciò la posizione di Pechino.

L’11 aprile le forze armate di Filippine e Stati Uniti hanno intrapreso vaste esercitazioni militari congiunte in risposta alle attività aeronavali sempre più intense della Cina nella regione. L’inizio delle esercitazioni è giunto all’indomani di tre giorni di manovre delle forze armate cinesi che hanno simulato attacchi missilistici di precisione contro obiettivi a Taiwan. Circa 17.600 militari di entrambi i Paesi – quasi il doppio rispetto allo scorso anno – hanno preso parte all’esercitazione Balikatan (“Spalla a spalla”), giunta alla sua 38ma edizione. Il programma ha previsto simulazioni di attività di sicurezza marittima e operazioni di sbarco anfibio, addestramento a fuoco vivo, operazioni aeree e di difesa informatica, contrasto al terrorismo e assistenza umanitaria.

Nella stessa giornata a Washington i segretari di Esteri e Difesa di Stati Uniti e Filippine si sono riuniti nel formato “2+2” e hanno concordato una tabella di marcia per la fornitura a Manila di “assistenza alla difesa” e per la modernizzazione del partenariato di sicurezza tra i due Paesi in risposta alle sfide poste dalla Cina. Il segretario alla Difesa Usa, Lloyd Austin, ha dichiarato che i colloqui sono serviti a discutere la consegna a Manila di “piattaforme difensive prioritarie”, inclusi radar, droni, aerei da trasporto militare e sistemi di difesa aerea e costiera. Un comunicato congiunto diffuso a margine della ministeriale anticipa “l’adozione nei prossimi mesi di una Roadmap per l’assistenza nel settore della sicurezza, che guiderà gli investimenti comuni di modernizzazione della difesa e informerà la consegna di piattaforme prioritarie nell’arco dei prossimi cinque-dieci anni”. Il ministro degli Esteri delle Filippine, Enrique Manalo, ha dichiarato a margine dell’incontro che i due Paesi hanno “raddoppiato” l’impegno a modernizzare l’alleanza bilaterale, riconoscendo che “il nostro partenariato dovrà giocare un ruolo più forte nella tutela dell’ordine internazionale basato sulle regole”.

Il governo cinese ha protestato contro la dichiarazione congiunta diramata dagli Usa e dalle Filippine, che accusa Pechino di compiere alcune “manovre illegali” nel Mar Cinese Meridionale. La Cina è “seriamente preoccupata” per le accuse dei due Paesi, il cui documento distorce i fatti e getta discredito sulle legittime attività condotte da Pechino in materia di sicurezza marittima, ha affermato il portavoce del ministero degli Esteri cinese, Wang Wenbin, nella conferenza stampa del 12 aprile. Il 14 aprile l’ambasciatore cinese a Manila, Huang Xilian, è tornato ad accusare le Filippine di “soffiare sul fuoco” delle tensioni regionali espandendo l’accesso delle forze armate degli Stati Uniti alle loro basi militari. “I fatti parlano più forte delle parole. Ovviamente, gli Usa vogliono approfittare dei nuovi siti militari per interferire nella situazione nello Stretto di Taiwan, per perseguire i propri obiettivi geopolitici e portare avanti la propria agenda anti-cinese a spese della pace e dello sviluppo delle Filippine e della regione”, ha dichiarato il diplomatico.

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Fonte: https://www.agenzianova.com/news/mar-cinese-meridionale-sfiorata-una-collisione-tra-le-navi-della-guardia-costiera-di-cina-e-filippine/

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