sì dall’Aula della Camera alla fiducia, ecco le principali misure

L’Aula della Camera ha approvato la questione di fiducia posta dal governo sul decreto recante disposizioni urgenti per il contrasto dell’immigrazione irregolare, il cosiddetto decreto Albania. Il provvedimento, che deve ancora ricevere domani il voto finale da parte dell’Assemblea di Montecitorio, è da inviare in Senato e deve essere convertito in legge, pena la decadenza, entro il prossimo 27 maggio. Il testo ha come obiettivo quello di sfruttare le potenzialità delle strutture situate in Albania – di cui al Protocollo tra il governo della Repubblica italiana e il Consiglio dei ministri della Repubblica di Albania per il rafforzamento della collaborazione in materia migratoria – per rafforzare il sistema dei rimpatri, nel rispetto degli obblighi derivanti dal diritto internazionale e dall’ordinamento dell’Unione europea. In sede referente, presso la commissione Affari costituzionali della Camera, sono stati approvati in particolare tre emendamenti presentati dalla relatrice, la deputata di Fratelli d’Italia, Sara Kelany. Il primo sposta di un anno, fino al 31 dicembre del 2026, i termini previsti dal cosiddetto decreto Minniti, del 2017, entro i quali il ministero dell’Interno avrà la possibilità di realizzare o ampliare nuovi Centri di permanenza per i rimpatri, avvalendosi di una facoltà di deroga rispetto alle vigenti disposizioni, con esclusione delle norme del Codice antimafia e dei vincoli europei inderogabili. La proroga, si legge nella relazione tecnica, riguarda anche la possibilità di avvalersi della vigilanza collaborativa dell’Autorità nazionale anticorruzione. La misura è legata “al perdurare dell’eccezionale afflusso di migranti che caratterizza l’attuale congiuntura, nonché alle esigenze connesse all’attuazione del Patto europeo sulla migrazione e l’asilo”, varato dall’Unione europea, permettendo “una maggiore speditezza nello svolgimento delle procedure relative all’ampliamento della rete dei Centri di permanenza per i rimpatri, attraverso la riconosciuta facoltà di derogare alle disposizioni del Codice dei contratti pubblici”.
La seconda proposta di modifica depositata da Kelany, e licenziata dalla commissione Affari costituzionali di Montecitorio, prevede la cessione a titolo gratuito, per il 2025, alla Guardia costiera albanese, per l’attuazione appunto del Protocollo tra Italia ed Albania sulla gestione dei flussi migratori, di due motovedette della classe 400 “Cavallari”, appartenenti al Corpo delle Capitanerie di porto – Guardia costiera. Il ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti viene così autorizzato alla cessione dei mezzi, “con contestuale cancellazione dai registri inventariali e dai ruoli speciali del naviglio militare dello Stato”. La misura non comporta nuovi o maggiori oneri per il bilancio dello Stato, quanto un potenziale risparmio pari a 270 mila euro. Gli oneri sulla consegna, poi, sono a carico dell’Albania. C’è, infine, un terzo emendamento presentato sempre da Kelany, in base alla quale se il migrante trasferito nei Cpr albanesi dovesse presentare una domanda di asilo manifestamente infondata, con il solo obiettivo di scongiurare il rimpatrio, non verrebbe riportato in Italia.
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