società civile chiede tagli reali alle emissioni


Una coalizione composta da 126 organizzazioni della società civile, accademiche e imprenditoriali ha inviato una lettera ai leader dell’Unione europea per chiedere che il futuro obiettivo climatico dell’UE al 2040 non faccia uso dei cosiddetti crediti di carbonio internazionali previsti dall’articolo 6 dell’Accordo di Parigi.

Secondo i firmatari, affidarsi a questi strumenti di compensazione rallenterebbe la transizione verde in Europa, minerebbe la credibilità internazionale dell’Unione e sottrarrebbe risorse economiche preziose alla decarbonizzazione interna.

La richiesta è chiara: adottare un obiettivo domestico di riduzione delle emissioni di almeno il 90% entro il 2040, in linea con le raccomandazioni del Comitato scientifico consultivo europeo sui cambiamenti climatici (ESABCC) e della valutazione d’impatto della Commissione europea.

«L’UE ha i mezzi, la responsabilità e l’obbligo giuridico di raggiungere i suoi obiettivi climatici attraverso azioni interne», ha dichiarato Chiara Martinelli, direttrice di Climate Action Network Europe.

🌍 We’ve joined a broad coalition of to call on EU leaders to not outsource climate action in the #2040Target

🛑 International offsets = weaker ambition, slower transition & loss of credibility

✅ The EU must lead with real, domestic reductions!

Read more: caneurope.org/dont-outsour…

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— Climate Action Network (CAN) Europe (@caneurope.org) 11 giugno 2025 alle ore 08:01

Sabine Frank, direttrice di Carbon Market Watch, è ancora più diretta: «Fare affidamento su crediti internazionali sarebbe un errore già visto. Contraddice la scienza, mina gli impegni passati e distoglie fondi dalla transizione energetica europea».

Cinque motivi per dire no ai crediti di carbonio

La lettera elenca cinque motivi principali per cui l’inclusione dei crediti di carbonio internazionali sarebbe un errore:

  • Meno ambizione reale: i crediti abbasserebbero l’impegno domestico dell’UE, già oggi giudicato insufficiente.

  • Rischi ambientali e sociali: i meccanismi dell’articolo 6 mancano di garanzie robuste e hanno già mostrato impatti negativi a livello locale.

  • Non sono un’alternativa: la compensazione non sostituisce i tagli concreti alle emissioni.

  • Non sono finanza climatica: comprare crediti è una transazione commerciale, non un sostegno ai Paesi più vulnerabili.

  • Costi elevati: l’acquisto ripetuto di crediti drenerebbe fondi pubblici dai progetti europei di decarbonizzazione.

Il messaggio della coalizione arriva in un momento cruciale, in vista delle decisioni sul contributo determinato a livello nazionale (NDC) dell’UE e in prossimità del decimo anniversario dell’Accordo di Parigi.

«La leadership climatica si misura sulla capacità di ridurre le emissioni a casa propria», ha concluso Sven Harmeling, responsabile clima di CAN Europe.



Fonte: https://www.iconaclima.it/estero/iniziative-estero/obiettivo-climatico-ue-societa-civile-tagli-emissioni/

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