Tajani e Bernini incassano l’appoggio di Al Sisi nel contrasto alle migrazioni irregolari


Il contrasto alla crisi alimentare in Egitto, scaturita dalla guerra in Ucraina e dalla carenza di valuta estera per garantire le importazioni, oltre che dalla carenza idrica, è stato il filo conduttore della visita di oggi al Cairo del vice premier e ministro degli Affari esteri e della Cooperazione internazionale, Antonio Tajani, e del ministro dell’Università e della Ricerca, Anna Maria Bernini. La crisi alimentare può rappresentare un ulteriore motivo per cui la popolazione lascia l’Egitto in modo irregolare e l’Italia vanta competenze nei settori della ricerca e dell’innovazione nella filiera agroalimentare di cui l’Egitto può trarre vantaggio. A maggior ragione perché, con oltre 20 mila arrivi, gli egiziani sono finiti nel 2022 in cima alle nazionalità dichiarate al momento dello sbarco in Italia. Eppure, nemmeno un barcone è partito dalle coste dell’Egitto: la rotta che porta gli egiziani in Italia, infatti, passa dalla Cirenaica dominata dal generale Khalifa Haftar, stretto alleato del Cairo in Libano. La missione in Egitto di oggi di Tajani e Bernini testimonia l’interesse a rafforzare la collaborazione con l’Egitto per farne emergere le potenzialità agricole e agroalimentari e rendere il Paese un catalizzatore della sicurezza alimentare in tutta la regione del Mediterraneo.

A livello più ampio, la sicurezza alimentare è una priorità della politica estera italiana, che negli ultimi anni ha avviato una vera e propria diplomazia alimentare. Inoltre, vi è la volontà di portare il Dialogo ministeriale mediterraneo sulla crisi alimentare in una fase operativa, partendo dall’Egitto. L’agricoltura è un settore di primaria importanza in Egitto, non soltanto per la produzione ma anche per l’indotto occupazionale. Sebbene rappresenti l’11,3 per cento del Pil, impegna il 28 per cento della forza lavoro nazionale e il 45 per cento di tutte le donne occupate. Inoltre, il settore ha un ruolo importante nella lotta alla povertà. Secondo le stime, infatti, un aumento dell’1 per cento del Pil agricolo può ridurre la povertà del 3 per cento. Allo stesso tempo, l’Egitto è un importatore netto di prodotti alimentari, acquistando il 40 per cento del cibo consumato dall’estero, per un valore totale di oltre 3 miliardi di dollari all’anno. L’Egitto aveva già sfide difficili legate alla povertà e alla sicurezza alimentare prima della guerra e le sue conseguenze ora minacciano di spingere altri milioni di egiziani nella povertà.

L’Egitto è tra i Paesi più colpiti dagli effetti della guerra in Ucraina, in quanto dipende fortemente dalle importazioni per la sua fornitura di grano, mais, soia e olio commestibile e una parte significativa di queste importazioni provengono dalla Russia e dall’Ucraina. Nel 2020, Russia e Ucraina hanno fornito l’86 per cento delle importazioni egiziane di grano. Secondo alcune stime, 27,9 milioni di persone in Egitto hanno sperimentato un’insicurezza alimentare moderata o grave nel periodo 2018-2020. Inoltre, è utile tenere a mente che l’agricoltura è la principale fonte di reddito nelle aree rurali, ma questo reddito è gravemente insufficiente a garantire una vita dignitosa alle famiglie, in particolare nell’Alto Egitto. Circa il 90 per cento degli agricoltori egiziani sono piccoli proprietari terrieri che soffrono di bassa produttività della terra e di un limitato sostegno governativo. Il saper fare delle aziende e della ricerca italiana “serve all’Egitto per rendere più moderno il proprio settore agroindustriale”, ha dichiarato Tajani dal Cairo dopo l’incontro con il presidente dell’Egitto, Abdel Fattah al Sisi. “Grazie alla cooperazione con il sistema italiano questo comparto fondamentale dell’economia reale egiziana potrà crescere e saranno degli accordi vincenti per l’Egitto e per l’Italia”, ha affermato il titolare della Farnesina, sottolineando che “l’interesse italiano è l’internazionalizzazione delle nostre imprese”. Alle dichiarazioni del titolare della Farnesina hanno fatto eco quelle del ministro Bernini: “La ricerca è fondamentale per rafforzare la cooperazione sulla sicurezza alimentare nel Mediterraneo”.

Il grave shock per le importazioni alimentari ha peggiorato l’insicurezza alimentare, soprattutto a causa delle drastiche riduzioni delle riserve di grano. In Egitto, si stima che le famiglie più povere spendano quasi la metà (45 per cento) del loro reddito per il cibo; e l’inflazione dei prezzi alimentari è stata quasi doppia rispetto all’inflazione complessiva (24,8 per cento a maggio 2021; prezzi del grano sono aumentati del 50 per cento dall’inizio di febbraio 2022 e dell’80 per cento da marzo 2021). Il tasso di inflazione annuo in Egitto è salito al 32,9 per cento a febbraio, rispetto al 10 per cento dello stesso mese del 2022, secondo gli ultimi dati dell’ufficio centrale di statistica (Capmas). Per far fronte all’inflazione, il governo egiziano ha introdotto riforme del sistema di sussidi alimentari e ha fatto investimenti significativi nelle infrastrutture di stoccaggio degli alimenti. Inoltre, sebbene i prezzi dei cereali siano diminuiti negli ultimi mesi grazie alle migliori forniture da parte dei Paesi esportatori, all’iniziativa del grano del Mar Nero e alle Corsie europee di solidarietà, la situazione rimane fragile.

La visita di oggi in Egitto di Tajani e Bernini costituisce il primo seguito operativo del Dialogo ministeriale mediterraneo sulla crisi alimentare, avvenuto il 3 dicembre 2022. L’obiettivo del viaggio è stato garantire la sicurezza alimentare e avviare una cooperazione business-to-business nel settore agro-alimentare. La finalità strategica è lanciare un partenariato Italia-Egitto sulla sicurezza alimentare per rafforzare il sistema alimentare egiziano e intensificare la cooperazione bilaterale in campo agroalimentare. Nell’immediato, la missione punta a individuare progetti in grado di stimolare investimenti pubblici e privati nel campo della sicurezza alimentare; integrare le differenti modalità di finanziamento; attivare partenariati tra imprese egiziane e italiane. Al riguardo, Tajani ha detto che “c’è possibilità per le imprese italiane di lavorare di più in Egitto. Ci sarà un tavolo tecnico 5+5 per risolvere tutti i problemi e sviluppare la possibilità di internazionalizzare le nostre imprese e di sviluppare attività commerciali”.

La sicurezza alimentare dell’Egitto non è stato l’unico tema della visita. Al Cairo, la delegazione guidata dai ministri Tajani e Bernini ha incassato la promessa di trovare una sponda per contrastare il fenomeno migratorio. Al Sisi “ci ha garantito l’impegno per collaborare con l’Italia affinché i flussi migratori illegali si riducano drasticamente nell’area del Mediterraneo”, ha affermato Tajani in un punto stampa dal Cairo insieme a Bernini. Nel colloquio con il capo dello Stato egiziano, “abbiamo parlato anche della questione migratoria. Abbiamo chiesto l’intervento dell’Egitto affinché ci sia una riduzione delle partenze di immigrati irregolari sia dalla Libia sia dalla Tunisia”, ha aggiunto il titolare della Farnesina. Inoltre, Tajani ha ribadito che il governo italiano è impegnato nella lotta all’immigrazione illegale e contro i trafficanti di esseri umani. “L’Egitto è un grande Paese e senza la sua collaborazione è difficile poter risolvere questo problema. Certamente serve l’Europa, servono le Nazioni Unite, serve più coraggio e serve anche fare in fretta”, ha concluso Tajani. Tajani ha poi aggiunto che l’Italia considera “i Paesi dell’aerea del Mediterraneo i nostri primi interlocutori: vogliamo lavorare per la pace e la stabilità, perché senza libertà, senza pace e senza stabilità non c’è crescita economica”.

La strategia prevede il coinvolgimento di una serie di attori istituzionali: ministero degli Affari esteri e della Cooperazione internazionale (Maeci); Agenzia italiana per la Cooperazione allo sviluppo (Aics); Cassa depositi e prestiti e ministero dell’Università e della Ricerca. Agli attori istituzionali, si affiancano le organizzazioni internazionali: come Fao, Ifad, Unione per il Mediterraneo, Fondazione Prima, Istituto agronomico mediterraneo di Bari e Bioversity. In più, sono presenti imprese private della filiera agroalimentare. L’Italia presiede, con Angelo Riccaboni, il programma Prima che gestisce 500 milioni euro di finanziamenti per la ricerca di settore nel Mediterraneo, con fondi da 19 Paesi partecipanti, pari a 250 milioni dall’Ue e 50 milioni dal ministero dell’Università e della Ricerca. L’obiettivo è trasformare in progetti operativi 9 programmi di ricerca Prima realizzati negli scorsi anni in Egitto.



Fonte: https://www.agenzianova.com/news/tajani-e-bernini-incassano-lappoggio-di-al-sisi-nel-contrasto-alle-migrazioni-irregolari/

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