tra Nicea, Pechino e Mosca, le sfide dell’ecumenismo


Nicea, il viaggio che Francesco avrebbe dovuto compiere dopo le dimissioni dal policlinico Gemelli se il suo percorso di guarigione fosse andato diversamente. E poi la sfida di Pechino e Mosca, mete proibite finora non solo per Bergoglio ma per tutti i Pontefici. Dove inizierà il nuovo Papa nella sua attività pastorale in trasferta? Riprenderà il filo interrotto da Francesco e si recherà a Nicea per celebrare la ricorrenza dei 1700 anni del primo grande Concilio o si aprirà a nuovi territori in nome dell’ecumenismo? Francesco lo aveva detto il 28 novembre 2024: «Il Giubileo ci invita a riscoprire il volto di Cristo e a ricentrarci in Lui.

E durante questo Anno Santo, avremo anche l’occasione di celebrare la ricorrenza del primo grande Concilio Ecumenico, quello di Nicea. Io penso di recarmi lì». E un viaggio in Turchia era ancora “allo studio”, il 12 marzo quando Francesco affrontava la lunga degenza al Gemelli per curare la polmonite bilaterale, e la sala stampa ricordava, mettendo un po’ le mani avanti, che la missione non era mai stata “annunciata” ufficialmente, anche se i preparativi in realtà andavano avanti.

E Nicea potrebbe quindi essere anche il primo viaggio internazionale del nuovo Pontefice in segno di continuità. Si trattava di un viaggio fortemente voluto da Bergoglio, previsto per il 26 maggio, e a cui stava lavorando assieme al Patriarca Bartolomeo, suo grande amico, per mettere un nuovo mattone nel percorso dell’ecumenismo. Ma non è certamente l’unico viaggio che già si presentava come storico e che Francesco pregustava.

Pechino e Mosca

Le due mete “proibite”, fino ad oggi, non solo a lui ma a tutti i Papi, restano Pechino e Mosca. Francesco, che da buon gesuita ha sempre guardato ad Oriente, fece capire fin da subito il suo forte desiderio di volare a Pechino, dove mai un Papa ha messo piede: «Io in Cina? Ma subito», disse ai giornalisti a bordo del volo che lo riportava in Vaticano dal viaggio in Corea del Sud il 18 agosto 2014, volo per il quale Pechino aveva concesso il sorvolo sulla sua area. Un segnale positivo come poi naturalmente, è stato anche l’accordo per le nomine dei vescovi, curato dal suo segretario di Stato, il cardinale Pietro Parolin, che apriva la strada, un giorno, a un’impronta del Papa sul suolo cinese. Forse un’eredità che il nuovo Papa potrà cogliere.

Molto più difficile si realizzi la seconda meta proibita, quella di Mosca, sede del Patriarcato russo ortodosso. E’ vero che in un altro passaggio storico del pontificato, Francesco è il Papa che ha ricucito come nessuno prima con il Patriarca di Mosca, realizzando l’incontro storico con Kirill in una sede neutra come quella di Cuba, il 12 febbraio 2016. In quell’occasione firmarono anche un documento insieme e sembravano proprio aprirsi spiragli. Tuttavia la guerra contro l’Ucraina ha increspato i rapporti fino a quel colloquio video tra il Papa e Kirill in cui Francesco, con una divergenza di vedute rispetto al patriarca moscovita, sottolineava che gli ecclesiastici non dovevano parlare la lingua della politica ma “la lingua di Gesù”.



Fonte: https://www.ilsole24ore.com/art/i-possibili-viaggi-papa-leone-xiv-nicea-pechino-e-mosca-AHCFmne

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