Tunisia, giallo Hammamet: uno degli agenti lotta tra la vita e la morte


Uno degli agenti dei servizi segreti italiani che ha partecipato la scorsa settimana ad una cena ad Hammamet, avvelenato da una sostanza che gli inquirenti tunisini definiscono “cianuro”, lotta tra la vita e la morte. Dopo essere entrato in coma farmacologico, sembrava che il suo stato di salute fosse migliorato, ma in realtà le sue condizioni sarebbero peggiorate, in quanto la sostanza tossica avrebbe compromesso organi interni. È quanto apprende “Agenzia Nova” da fonti qualificate che aggiungono che l’uomo, un agente dell’Agenzia informazioni e sicurezza interna (Aisi) necessiterebbe di un trasferimento urgente in Italia, che al momento le autorità italiane starebbero valutando con i medici tunisini. L’uomo si trova all’ospedale di Nabeul, a sud-est della capitale, mentre altre due persone coinvolte nella vicenda sono ricoverate al Centro anti-veleni di Tunisi.

Sembrerebbero invece smentite le voci su un presunto festino a base di alcool e droghe, voci circolanti tra la comunità italiana ad Hammamet che “Nova” si è limitata a riportare etichettando appunto come “voci”. L’agente in questione è stato immediatamente ricoverato al Policlinico di Hammamet con i sintomi tipici di un avvelenamento dopo aver ingerito, durante una cena a casa di un altro connazionale, un liquore prodotto in casa simile al “nocino”, ottenuto attraverso la fermentazione in alcol etilico di noccioli di pesco. Secondo il racconto dei superstiti, il primo ad ingerire la stessa bevanda, un ex agente dell’Agenzia informazioni e sicurezza esterna (Aise), identificato con le iniziali G.M., è deceduto. Stando a quanto appreso da “Nova”, un uomo e una donna, che hanno partecipato alla cena e non residenti ad Hammamet, sono rientrati in Italia da diversi giorni. La polizia tunisina ha aperto un’inchiesta sull’incidente. Sebbene dettagli sugli esami e i risultati dell’autopsia siano coperti dal segreto istruttorio, fonti giudiziarie tunisine hanno confermato che la causa della morte è “avvelenamento da cianuro”.

Chi avvalora la tesi dell’incidente afferma che il nocciolo del pesco contiene una sostanza chiamata amigdalina, di per sé innocua, ma che può liberare acido cianidrico, il cianuro appunto. Gli agenti della “Brigade Criminelle” della Polizia tunisina non hanno tuttavia potuto verificare le quantità contenute nel liquido perché il proprietario della casa in cui si svolta la riunione si sarebbe sbarazzato della sostanza, rovesciando la bottiglia nel lavandino prima del loro intervento. Gli agenti coinvolti facevano parte di una squadra che aveva partecipato alle indagini culminate nell’arresto, lo scorso agosto in Tunisia, di Angelo Salvatore Stracuzzi, noto come “re del calcestruzzo”. L’uomo, 57 anni, era stato coinvolto nelle operazioni antimafia “Progresso” e “Progresso 2”, ma non è mai stato condannato. Nel 2016, la Guardia di Finanza gli aveva confiscato beni per un valore di 19,5 milioni di euro. Attualmente è sottoposto ad una misura cautelare in carcere in Italia, per presunti reati di trasferimento fraudolento di valori, turbata libertà degli incanti ed estorsione, aggravati dal metodo mafioso. È questo contesto ad aver suscitato dubbi, facendo pensare a qualcosa di più che un banale incidente.

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Fonte: https://www.agenzianova.com/news/tunisia-giallo-hammamet-uno-degli-agenti-lotta-tra-la-vita-e-la-morte/

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