una nuova tecnica chirurgica riduce di molto le probabilità di braccio gonfio dopo l’operazione- Corriere.it


di Vera Martinella

Messa a punto da ricercatori dell’Istituto Nazionale Tumori di Milano la «dissezione ascellare selettiva» (o SAD) è destinata a sostituire l’intervento fino a oggi standard con molti vantaggi per le pazienti e la loro qualità di vita

Ricercatori italiani hanno messo a punto una nuova strategia per curare il tumore al seno in modo efficace, risparmiando però alle pazienti una delle conseguenze più frequenti e fastidiose: il linfedema, o braccio gonfio, che si manifesta in circa un quarto delle donne che hanno subito l’asportazione dei linfonodi ascellari e nella metà di quelle sottoposte anche alla radioterapia locoregionale. L’innovativa tecnica chirurgica, studiata da un team di esperti della Fondazione IRCCS Istituto Nazionale dei Tumori di Milano (Int), con il sostegno del Ministero della Salute, è illustrata sulla rivista scientifica Cancer
ed è destinata a cambiare lo standard di cura.

Numeri in aumento

Il linfedema è una patologia cronica, progressiva e debilitante, provoca dolore e difficoltà a muoversi liberamente. E i casi sono destinati ad aumentare insieme al numero di donne operate per cancro al seno, in Italia e nel mondo. Si tratta di un disturbo che non solo peggiora notevolmente la qualità di vita di chi ne soffre, con un impatto deleterio anche sull’immagine corporea, ma che interferisce pure con la vita sociale e lavorativa, aumentando i costi diretti (per le pazienti) e indiretti (per il sistema sanitario). «In Italia quasi 60mila donne ogni anno vengono operate per un carcinoma mammario e ancora oggi, malgrado le diagnosi precoci e i progressi terapeutici, il 15-25% di loro deve essere sottoposto a una dissezione ascellare, con effetti spesso invalidanti — sottolinea Massimiliano Gennaro, senologo dell’Istituto milanese e primo autore dello studio —. Il nuovo intervento di dissezione ascellare selettiva ha però un grande vantaggio: preserva il passaggio della linfa e quindi sostituisce il “vecchio” tipo di operazione tutte le volte che è necessaria la stadiazione chirurgica dei linfonodi ascellari».

Perché si forma il linfedema

Chi effettua solo la biopsia del linfonodo sentinella ha un rischio assai ridotto di sviluppare un linfedema, mentre le probabilità crescono per chi viene sottoposto all’asportazione di tutti i linfonodi, a un trattamento di radioterapia sull’ascella e per chi è in sovrappeso. «Quando il chirurgo è costretto ad asportare anche i linfonodi ascellari, oltre al carcinoma mammario, può rallentare la circolazione della linfa dell’arto, che si accumula nei tessuti, dando così luogo a un linfedema — spiega Gennaro —. Il linfedema si può formare gradualmente nell’arco di pochi giorni o anche dopo diversi anni dall’intervento. I più comuni sintomi sono il gonfiore (di tutto il braccio o solo di alcune parti), il senso di pienezza e pesantezza del braccio interessato, la difficoltà ad alzare l’arto, l’irrigidimento della spalla, la riduzione della capacità motoria o della flessibilità della mano o del polso. Prevenzione, fisioterapia e cure precoci sono decisive per far regredire, attenuare e tenere sotto controllo il rigonfiamento dell’arto».

I vantaggi per le pazienti

Uno studio pilota, condotto nel 2013 sempre all’Int milanese, aveva valutato la fattibilità della cosiddetta dissezione ascellare selettiva (o SAD) che preserva il drenaggio linfatico del braccio. Poi nel 2021 un’altra ricerca aveva confermato la sicurezza di questa nuova metodica, documentando un basso rischio di recidive ascellari. L’ultima sperimentazione ha infine comparato la dissezione ascellare tradizionale con quella selettiva su 130 pazienti con carcinoma mammario esteso ai linfonodi ascellari e gli esiti, da poco riportati su Cancer
, indicano l’efficacia e la grande utilità della SAD per le donne: «I linfonodi che drenano il braccio vengono identificati attraverso l’inoculo di un radiofarmaco e una linfoscintigrafia (una tecnica chiamata Axillary Reverse Mapping) — chiarisce il senologo —. La nuova tecnica chirurgica è risultata fattibile nel 94% dei casi e ha confermato i benefici attesi nella conservazione di un drenaggio linfatico collaterale che si può efficientemente adattare alla nuova richiesta funzionale, dopo l’asportazione dei linfonodi ascellari. E la conservazione selettiva di una media di due specifici linfonodi ascellari dimezza l’incidenza dell’edema del braccio rilevato a un anno dal trattamento chirurgico (dal 42% dopo dissezione ascellare completa al 21% dopo SAD): ovvero l’edema dopo non è solo meno frequente, ma è anche meno grave». 

Nuova tecnica standard

Come atteso, in termini di sopravvivenza, non ci sono state differenze apprezzabili tra i due gruppi confrontati. Quindi cosa cambia per le pazienti? «Le linee guida nazionali consideravano la SAD solo per casi appropriatamente selezionati, di fatto però questa tecnica chirurgica non era accessibile al di fuori di specifici protocolli di ricerca clinica — conclude l’esperto —. Ora, alla luce delle nuove evidenze, questa tecnica chirurgica può venire destinata a un gran numero di pazienti che nel loro percorso terapeutico richiedono la dissezione dei linfonodi ascellari. Non è più quindi soltanto un intervento di nicchia, anche in considerazione del fatto che non si tratta di una procedura complessa, ma ha una curva di apprendimento molto rapida ed è alla portata di tutte le Breast Unit. Non necessita di strumenti particolari (se non la sonda già in uso per eseguire la semplice biopsia del linfonodo sentinella) e il tempo è sovrapponibile (10-15 minuti in più nella fase di apprendimento) a quello della dissezione ascellare tradizionale».

12 gennaio 2023 (modifica il 12 gennaio 2023 | 15:18)



Fonte: https://www.corriere.it/salute/sportello_cancro/23_gennaio_12/nuova-tecnica-chirurgica-riduce-molto-probabilita-braccio-gonfio-l-operazione-tumore-seno-8d51ef52-755c-11ed-83a3-d3360fa62004.shtml

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