Valditara: «La maggioranza degli alunni in classe sia italiana». Il post con errore di grammatica del ministro


diGianna Fregonara e Orsola Riva

Il ministro su X parla delle percentuali di studenti stranieri nelle scuole. E inciampa sul congiuntivo. I dati sulla popolazione scolastica

In classe «la maggioranza degli alunni deve essere di italiani». All’indomani delle dichiarazioni di Matteo Salvini che, riaprendo la polemica sul Ramadan chiusa dal presidente Mattarella, ha auspicato un tetto del 20 per cento di stranieri in classe, il ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara interviene ritoccando la percentuale al rialzo. Lo fa con un post su X in cui spiega la strategia per far imparare l’italiano agli studenti stranieri, ma lui stesso – come fanno notare i deputati del Pd – inciampa nella scrittura del suo messaggio. 

La legge

In realtà una disposizione sulla composizione delle classi esiste già da quasi quindici anni e fissa il rapporto massimo consigliato al 30 per cento di studenti non madrelingua. Un’indicazione che però risulta di difficile applicazione nelle aree a più densa concentrazione di migranti, soprattutto nel Nord del Paese, dove ci sono scuole con più della metà di stranieri, anche a causa di un fenomeno noto come «white flight», cioè la fuga degli studenti italiani.

Gli alunni stranieri nelle scuole

Va detto che se nelle nostre scuole non ci fossero anche gli stranieri gli effetti dell’inverno demografico in corso – nei prossimi dieci anni si perderanno 1,3 milioni di studenti – sarebbero ancora più drammatici. Per questi 872 mila alunni non ancora italiani – tre su cinque sono nati qui da genitori stranieri, ma non hanno diritto al passaporto fino ai 18 anni – la ricetta di Valditara si condensa in una parola: «assimilazione». «L’inclusione – ha scritto il ministro su X – può avvenire assimilando i nuovi arrivati sui valori fondamentali, quelli che sono racchiusi nella Costituzione e che appartengono alla identità di chi accoglie, oppure realizzando la società del melting pot dove ognuno pensa e fa ciò che vuole. La prima società ha un futuro ordinato e prospero, la seconda ha di fronte a sé la disgregazione e il caos». 

«Sproloqui»

Immediata la reazione delle opposizioni. Irene Manzi del Pd parla di «sproloqui da parte del ministro e di Salvini», per il M5S le loro dichiarazioni sono «propaganda» per di più inapplicabile. Per il capo del sindacato dei presidi Antonello Giannelli invece il discorso di Valditara è «abbastanza condivisibile». 

Secondo l’ultimo rapporto Ismu sulle migrazioni le scuole con più di un alunno straniero su tre (cioè oltre la soglia prevista dalla legge) sono il 7,2 per cento. In Lombardia, regione che da sola accoglie un quarto degli studenti con cittadinanza non italiana, quasi il doppio, il 13,2 per cento: 150 istituti su 1.135; in 16 di questi i non italiani sono la maggioranza. Record assoluto a Baranzate dove all’Istituto Rodari tre studenti su quattro sono stranieri.

Le soluzioni a portata di mano

Più che perdersi dietro le percentuali, però, bisognerebbe cercare di garantire alle scuole le condizioni anche materiali per poter realmente integrare gli alunni stranieri che, dati Invalsi alla mano, arrivano all’ultimo anno della scuola dell’obbligo (cioè in seconda superiore) con un ritardo nelle competenze di italiano pari a un anno per chi è nato qui e quasi a due per chi è arrivato dopo. Se proprio si vuole fissare un tetto, si potrebbe cominciare dal numero di alunni per classe: difficile immaginare una didattica su misura dei bisogni dei singoli in aule con 30 e più studenti. Inoltre, a otto anni dall’introduzione dell’insegnante di italiano per stranieri, queste figure sono più rare dei panda. Anche nell’ultimo concorso in via di svolgimento su 44 mila posti a disposizione quelli riservati ai docenti di italiano L2 sono soltanto 51. Questa disciplina infatti non è prevista dai piani orari delle scuole e per questa ragione non è possibile conteggiarla nel fabbisogno scolastico. Un circolo vizioso noto a tutti ma che nessuno vuole risolvere. In mancanza di meglio, spesso i presidi consigliano, soprattutto nel caso di alunni arrivati in corso d’anno, di farsi fare una diagnosi di disabilità, in modo da avere almeno diritto all’insegnante di sostegno. Un peccato visto che, come ha ricordato di recente lo stesso ministro Valditara, gli studenti stranieri ai test Invalsi di inglese vanno in media meglio degli italiani.

28 marzo 2024 ( modifica il 28 marzo 2024 | 23:05)



Fonte: https://www.corriere.it/scuola/24_marzo_28/valditara-maggioranza-alunni-in-classe-sia-italiana-af45a7e6-cda4-4cde-abe4-5236a8130xlk.shtml

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