Trento, recapitano la testa di un animale a un imprenditore: due fermati per estorsione con metodo mafioso
“Questo te lo manda la famiglia che non scorda l’infamata. La prossima volta manderemo la testa di tuo figlio“: questo il messaggio su un biglietto insanguinato posizionato sul pacco recapitato ad una famiglia di imprenditori ortofrutticoli della Val di Sole (Trento). All’interno la testa di una pecora insanguinata. L’episodio, che è avvenuto nella notte tra il 15 e il 16 giugno, ha portato gli investigatori ad aprire un fascicolo. L’indagine – svolta dai carabinieri di Trento e di Cles e coordinata dal procuratore capo, Sandro Raimondi e dal sostituto Davide Ognibene – ha portato gli inquirenti ad identificare i responsabili: due trentini, un 60enne pluripregiudicato originario della val di Sole e un 56enne della val di Non.
La prima fase dell’indagine è stata finalizzata ad identificare possibili legami con la criminalità organizzata ma, in un secondo momento, è stato appurato che si è trattato invece di un tentativo di intimidazione per estorcere 150.000 euro in ragione di un passaggio di proprietà di un maso, avvenuto legittimamente, tra la famiglia d’origine del 60enne fermato dai carabinieri e l’imprenditore I due sono accusati di tentata estorsione commessa con metodo mafioso, porto abusivo di armi – perché trovati in possesso di semiautomatiche con matricola abrasa – e incendio doloso.
Pare infatti che entrambi siano stati identificati anche come i responsabili di un incendio che ha distrutto il Bicigrill di Pellizzano il 6 giugno scorso. Per quanto riguarda l’ultima accusa però, sono ancora in corso ulteriori approfondimenti. “Sono state indagini non facili e articolate che hanno richiesto l’impiego di tecnologie sofisticate e dell’intuito degli investigatori. L’età in questo caso è un dato significativo, perché mostra due uomini che hanno preso una direzione criminale precisa e hanno cercato i mezzi per perseguirla. Nelle intercettazione è emersa anche la volontà di resistere ad un’eventuale arresto con le armi e di scappare poi all’estero”, ha spiegato in conferenza stampa il procuratore capo di Trento, Sandro Raimondi. I carabinieri del Nucleo investigativo del Comando provinciale di Trento e quelli del Nucleo operativo e radiomobile della Compagnia di Cles hanno dato esecuzione al decreto di fermo. I due si trovano nel carcere di Trento.
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